Il 21 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata Nazionale del Braille. L’evento è stato istituito dalla legge 126 del 2007 e, quest’anno, è giunto alla sua X edizione.
Con l’approvazione di tale legge, il Parlamento italiano ha suggellato un atto di altissimo valore etico, sociale e culturale. La norma, infatti, stabilisce che il 21 febbraio di ogni anno sia dedicato alla celebrazione della Giornata Nazionale del Braille.
Il braille è il sistema di lettura e scrittura in rilievo, ideato dal francese Louis Braille, per consentire anche ai non vedenti di leggere e di scrivere, di comunicare, di fissare il proprio pensiero, di studiare, di lavorare e di integrarsi nel contesto sociale di appartenenza.
Con la suddetta legge 126/2007, il Parlamento italiano, tra i primi nel mondo, ha riconosciuto l’importanza determinante di una scrittura dedicata, per una minoranza, altrimenti condannata irreparabilmente all’emarginazione.
La data del 21 Febbraio, tra l’altro, non è stata scelta a caso. Essa, infatti, coincide anche con la “Giornata internazionale della lingua madre”, istituita dall’UNESCO nel 1999 e riconosciuta dall’ONU nel 2007 per promuovere la diversità linguistica e culturale ed il multilinguismo.
A parere di chi scrive, vanno sottolineate soprattutto due caratteristiche veramente straordinarie del braille, che lo rendono ancora oggi “attualissimo” ed unico: il sistema risulta estremamente duttile e flessibile, tanto che, con i soliti suoi sei punti, ricorrendo a piccoli accorgimenti, i ciechi di tutto il mondo hanno la possibilità di leggere e di scrivere tutti i testi di loro interesse sia nelle lingue antiche che in quelle moderne, nelle lingue slave, in arabo ed in cinese (i ciechi cinesi, per scrivere in braille, hanno sostituito gli ideogrammi con una scrittura fonetica).
Inoltre, lo stesso Braille, fin dalla prima edizione della sua opera (il “Procedè” del 1829), si preoccupò affinché fosse possibile scrivere la musica.
Al fine di evitare equivoci sulla natura del testo da leggere (le dieci cifre, ad esempio, corrispondono alle prime dieci lettere dell’alfabeto, come sono scritte con segni, corrispondenti a lettere dell’alfabeto, anche le note musicali), si usano apposite chiavi di lettura, in modo che il lettore possa immediatamente comprendere se sta leggendo un testo letterario o matematico o musicale o altro.
Il braille è risultato perfettamente adattabile anche all’informatica, tanto che gli otto punti utilizzati dal sistema binario hanno consentito di realizzare display braille con cui l’utente può utilizzare indifferentemente il braille a otto o a sei punti. Questa ulteriore possibilità di adattamento del sistema ha prodotto risultati di incalcolabile valore: i testi possono essere agevolmente trasferiti da un qualsiasi computer al display braille e viceversa, possono essere memorizzati, immessi in una stampante, possono essere rielaborati, integrati, corretti innumerevoli volte, al fine di ridurre gli spazi notevoli e gli alti costi della carta richiesti dalla trascrizione in braille.
E tuttavia, nonostante i molteplici benefici recati ai minorati della vista dal sistema di lettura e scrittura braille, ideato da uno di loro, appositamente per loro, ancora oggi molti manifestano una forte ostilità nei suoi confronti. Da molti genitori, ad esempio, il braille è considerato emarginante e stigmatizzante. In qualche modo, l’apprendimento del braille è identificato con il riconoscimento definitivo della cecità del figlio.
Molte volte abbiamo poi sentito dire che il braille è superato e che non serve più. Paradossalmente, lo dicono anche troppi insegnanti per il sostegno che, particolare tutt’altro che trascurabile, non solo non conoscono il braille che dovrebbero insegnare agli alunni affidati alle loro cure, ma che rifiutano di impararlo, relegando questi malcapitati allievi con disabilità visiva alla condizione di analfabeti “strumentali”.
Occorre rispetto per il sentire di ognuno, ma noi abbiamo l’obbligo di far sapere che nel contesto sociale attuale, l’analfabetismo crea enormi difficoltà. L’autentica emarginazione deriva dall’impossibilità di risolvere problemi, non già dagli strumenti con i quali i problemi si risolvono.
Il braille ha fatto uscire i ciechi dalla preistoria, consentendo loro di comunicare per iscritto e di partecipare attivamente alla vita culturale della società. Sarebbe impossibile, pertanto, pensare oggi alla formazione di una persona, anche con disabilità visiva, che non padroneggiasse con disinvoltura un proprio sistema di letto-scrittura.
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