Istituita per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, ma anche le discriminazioni di cui sono state e sono ancora oggetto nel mondo, la prima Giornata Nazionale della donna venne celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti per iniziativa del Partito Socialista Americano.
Il motivo di questa prima data fa riferimento allo sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi che, l’anno prima, avevano rivendicato con forza migliori condizioni di lavoro.
L’anno seguente la ricorrenza venne introdotta anche in Europa sotto l’impulso dell’Internazionale Socialista, che, durante lo svolgimento del congresso di Copenhagen, decise di istituire la Giornata internazionale della donna per promuoverne i loro diritti e per sostenere la campagna in favore del suffragio universale.
Tuttavia fu nel 1914 che si celebrò per la prima volta la festa della donna l’8 marzo e infatti tre anni dopo, 1917, a San Pietroburgo, in quella giornata le donne russe protestarono per chiedere a gran voce la fine della guerra: fu quella una delle prime manifestazioni della cosiddetta “rivoluzione di febbraio” (secondo il calendario in vigore in Russia), seguita quattro giorni dopo dalla caduta dello zar. Il governo provvisorio che nacque concesse alle donne il diritto di voto.
Dopo la rivoluzione bolscevica, fu Vladimir Lenin a istituire l’8 marzo come festività ufficiale.
In Italia la prima Giornata internazionale della donna è stata festeggiata il 22 marzo 1922 e fu ripresa nel 1946, su proposta di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, individuando la mimosa come suo simbolo ufficiale dell’evento. Il giallo, fra l’altro, è il colore che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita, diventando così metafora delle donne che si sono battute per l’uguaglianza di genere.
Le date più importanti che riguardano le lotte delle donne per la parità e i diritti sociali
Noi ricordiamo questa giornata con una bellissima poesia di Eduardo Sanguineti
La ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Edoardo Sanguineti
Mikrokosmos. Poesie 1951-2004 (Feltrinelli, 2004)
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