La sottoscrizione di oggi all’Aran, del contratto per il recupero degli scatti di anzianità 2012 dei docenti, dopo il via libera del CdM, nonché le autorizzazioni degli enti preposti, rappresenta per i docenti solo un timido segnale di ripresa verso un equo adeguamento stipendiale: la loro busta paga, infatti, anche dopo questo incremento, che ricordiamo riguarda solo circa il 10 per cento dei docenti, rimane ben al di sotto, oltre 4 punti, al costo della vita.
Inoltre l’amministrazione, con l’assenso di buona parte dei sindacati che siedono al tavolo delle trattative, continua ad attuare il ‘gioco delle tre carte’; perché una parte dei fondi per finanziare gli scatti stipendiali di due anni fa, corrispondente ad alcune centinaia di milioni di euro, verrà ancora una volta sottratta dal miglioramento dell’offerta formativa, quindi anche alle attività che ogni scuola svolge a supporto e a completamento della didattica: l’anno prossimo sarà pari a 642 milioni di euro, mentre nel 2011 sfiorava un miliardo e mezzo.
E il futuro non promette nulla di buono, perché, a quanto ci risulta, la riduzione di oltre la metà del Mof sarà permanente. Oggi all’Aran, si è regolarizzata, nei fatti, la sottrazione del salario accessorio che per contratto è destinato ai lavoratori. A completare la beffa, c’è infine la resa delle armi sul 2013: poiché non sono stati stanziati i fondi, non varrà per gli scatti stipendiali. In parole povere, questo significa che tutti i lavoratori della scuola perderanno un anno ai fini delle progressioni economiche automatiche.
Anief ha calcolato che a partire dal 2010 la perdita del potere di acquisto degli stipendi degli insegnanti ha prodotto una perdita media netta pari quasi a 100 euro mensili, lorda attorno ai 140 euro. Che corrisponde a quasi 10mila euro sottratti nell’ultimo quinquennio.
“Va ricordato – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che gli aumenti riguardanti gli scatti automatici del 2012 si riferiscono agli stipendi del biennio economico 2007/2008: riguardano, in sostanza, delle buste paga ben al di sotto dei 12 punti di innalzamento dell’inflazione e dei 19 punti che nel frattempo il settore privato ha fatto registrare come adeguamento al costo della vita. Il settore scolastico ha risposto con un flebile più 8 per cento, sotto quindi di 4 punti al costo della vita: un dato che non ha bisogno di commenti”.
“Oltre alla perdita del potere di acquisto – continua Pacifico – riteniamo altrettanto grave che per il terzo anno consecutivo l’unica forma di carriera stipendiale dei lavoratori della scuola, prevista dal contratto, venga assegnata a danno della funzionalità dei servizi scolastici. Come già accaduto per recuperare gli scatti del 2010 e del 2011, invece di puntare allo sblocco del contratto e far avere i 1.200 euro l’anno netti persi in media per ogni dipendente dal 2010, si va a scalfire il fondo che incentiva tutte quelle attività aggiuntive di insegnamento finalizzate all’arricchimento e alla personalizzazione dell’offerta formativa, come le ore prestate dai docenti della secondaria superiore per l’attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debito formativo”.
“Nessuno lo dice – sostiene ancora il sindacalista Anief-Confedir – ma la scuola sta pagando a caro prezzo l’applicazione del decreto legislativo 150 del 2009, che ha legato gli incrementi in busta paga con i risparmi di settore. Sottraendo, di fatto, il settore Istruzione dei finanziamenti da sempre corrisposti con le leggi finanziarie di fine anno. Col risultato che calpestando l’articolo 36 della Costituzione, si sta sempre più proletarizzando la categoria e stanno sottraendo soldi ad un servizio di utilità pubblica quale è la scuola”.
“Per questi motivi – conclude Pacifico – Anief non ritiene soddisfacente quanto sottoscritto stamani all’Aran. Invitiamo tutto il personale della scuola a costituirsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu): per denunciare la disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici in regime di privatizzazione del rapporto di lavoro che hanno un contratto bloccato, i dipendenti pubblici in servizio come magistrati o avvocati dello Stato che hanno dal dicembre 2012 sbloccati gli aumenti, e i lavoratori privati che non hanno avuto alcun blocco. Oltre che per denunciare la disparità di trattamento tra i lavoratori italiani ed europei”.
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