Oggi è il 67° anniversario della Liberazione

“Una ricorrenza fondamentale nella storia dell’Italia unita, di quelle che più ne hanno segnato il cammino sulla via dell’indipendenza, della dignità, della libertà, della coesione nazionale”. “Sappiamo bene – ha continuato il Capo dello Stato – quel che la data del 25 aprile più che mai simboleggia: la capacità di riscossa e di mobilitazione di un popolo duramente provato dalla dittatura, dalla guerra e dalla fatale disfatta della fuorviante alleanza con la Germania nazista ; la capacità di nobile reazione e di rapida ricostruzione delle forze dello Stato che più rischiavano di uscire umiliate dal crollo dell’8 settembre 1943, cioè le nostre Forze Armate, che avevano storicamente legato la loro missione alla causa delle guerre per l’unità e l’indipendenza della Nazione, fino a superare la durissima prova del primo conflitto mondiale. Ed è per tutto ciò che abbiamo collocato al giusto posto nelle celebrazioni del Centocinquantenario la ricorrenza della Liberazione, che fu anche riunificazione di un’Italia divisa e lacerata dall’occupazione e repressione nazista”.
Il Presidente Napolitano è tornato quindi a “riflettere sull’importanza del fondersi in uno stesso spirito di consapevolezza e di impegno unitario delle associazioni d’Arma, combattentistiche e partigiane. Ogni separazione e incomprensione è stata superata tra tutte le entità che hanno combattuto per l’Italia compiendo il proprio dovere fino all’estremo sacrificio: formazioni partigiane, unità delle vecchie e nuove Forze Armate, combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze Armate, combattenti alleati, militari e civili passati attraverso le prove della prigionia e dell’internamento”. 
“Ma – ha aggiunto il Capo dello Stato – non solo in questi anni si è pienamente compiuta la giusta valorizzazione, per non breve tempo mancata, dell’apporto dei militari, in molteplici forme, alla Resistenza ; si è più in generale posto in piena luce il volto unitario di quella grande esperienza collettiva nazionale. Anche attraverso analisi e riflessioni critiche, e rimuovendo reticenze se non occultamenti della verità, si sono messi a fuoco momenti negativi o aspetti fuorvianti di un processo di altissimo valore ideale e morale, ma anche complesso e non esente da ombre. E si è lavorato tenacemente per liberare l’immagine e il volto della Resistenza dalle ferite di quel che fu anche guerra civile e dalle stratificazioni di ostilità e di odio di cui ancora rimanevano tracce. Così, il 25 aprile è diventata la festa di tutto il popolo e la Nazione italiana ; e nessuna ricaduta in visioni ristrette e divisive del passato, dopo lo sforzo paziente compiuto per superarle, è oggi ammissibile. Ringrazio perciò in modo particolare i rappresentanti in questa sala di tutte le parti politiche in seno alle istituzioni nazionali, laziali e romane. E’ una grande forza della democrazia il promuovere occasioni di unità tra tutte le forze politiche e sociali che si riconoscono in fondamentali valori comuni, quelli che si celebrano in una giornata come il 25 aprile, quelli che sono sanciti nella prima parte della Costituzione repubblicana”. 
Per il Presidente Napolitano, “di occasioni di unità, di terreni di dialogo e di responsabile collaborazione, il nostro paese ha assoluto bisogno per affrontare con successo le gravi difficoltà finanziarie, economiche e sociali riconducibili a troppi ritardi e carenze nello sciogliere nodi strutturali e istituzionali che ostacolano il pieno dispiegamento delle straordinarie risorse ed energie su cui l’Italia può far leva. Le difficoltà attuali del nostro paese, pur poste al centro di politiche rigorose avviate in questi mesi dal governo e dal Parlamento, richiedono anche una nostra seria iniziativa al livello dell’Unione Europea, perché in quella sede si operino riequilibri e si adottino indirizzi essenziali per promuovere crescita e occupazione in tutta l’area dell’Euro. Ma non si attenui in noi la consapevolezza dei nodi che ci tocca sciogliere : tra i quali certamente quello del pesantissimo debito pubblico accumulatosi nei decenni e mai fatto oggetto di una decisa, costante, sistematica azione di abbattimento, innanzitutto attraverso la complessiva riduzione e insieme la razionale selezione e riqualificazione della spesa pubblica. E’ un discorso che riguarda anche la spesa per la Difesa : e non solo per acute necessità di risparmio e oculatezza, ma per poter disporre nel prossimo futuro di ‘uno strumento militare operativamente efficace’, come ha qui detto il ministro Di Paola. Egli stesso, a nome del governo, ha di recente prospettato al Parlamento una linea progettuale di profonda riorganizzazione delle Forze Armate, di profonda revisione dello strumento militare. Se non tocca a me entrare nel merito di questo progetto, lasciatemi dire che condizione essenziale per un così arduo e complesso sforzo è l’adesione convinta, è l’apporto di volontà, disponibilità e collaborazione di tutti gli appartenenti alla Difesa, in servizio e anche – per la loro autorità morale e la loro esperienza – attualmente in congedo. Si operi quindi insieme, senza esitazioni e incertezze, e anche disponendosi a scelte dolorose, per la realizzazione di questo indispensabile progetto di revisione”.
Il Capo dello Stato ha quindi ricordato “l’impegno che attualmente vede le nostre Forze Armate schierare migliaia di uomini e mezzi in numerose missioni internazionali, in Afghanistan, in Libano, nei Balcani, nell’Oceano Indiano : e il mio pensiero solidale va ai nostri Marò, che ci auguriamo di veder tornare presto liberi in Italia”.

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