Categorie: Precari

Oggi è la festa dei “Lavoratori”. E i “Disoccupati”?

Quanti sono i suicidi fra i disoccupati, i licenziati e gli imprenditori? E’ meglio non tenere il numero, benchè quasi tutti i giornali diano cifre, soprattutto di imprenditori soffocati dai debiti e dal rimorso di avere buttato per strada tanti lavoratori.  Ma questo è il prezzo della crisi, si dirà, una sorta di epidemia che sta invadendo le nazioni e in modo particolare quelle con l’animo da cicala, come la nostra, che ha saltellato da frasca a frasca invece di prepararsi all’inverno, già annunciato, ma baldanzosamente negato.
Tuttavia gli appuntamenti sono importanti e il primo maggio si festeggia il Lavoro e i Lavoratori, mentre nessuno ha previsto una ricorrenza per i disoccupati, né per i precari, né per i supplenti, né per i diseredati  che possono solo protestare nelle Piazze, ma non certamente chiedere un giorno di vacanza, anche perchè loro sono sempre in vacanza.
Eppure sono un numero considerevole, come denuncia l’Ilo, l’agenzia specializzata sul lavoro dell’Onu, e soprattutto in Italia dove hanno raggiunto il 9,7% nel quarto trimestre 2011 con un tasso reale che potrebbe essere più alto, vista la massa di lavoratori in cassa integrazione, ben 250mila, mentre le categorie più colpite sono quella dei giovani e quella dei disoccupati di lunga durata.
La disoccupazione giovanile, salita al 32,6% durante il 4° trimestre del 2011, è più che raddoppiata dall’inizio del 2008.
Allo stesso modo, i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% del totale dei disoccupati durante il 4° trimestre del 2011.
Inoltre, prosegue l’Ilo, molti lavoratori escono completamente fuori dal mercato del lavoro: nello scorso anno, il tasso dei lavoratori che non cercano più lavoro ha raggiunto il 5% del totale della forza lavoro e il  numero dei Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione) ha raggiunto il livello “allarmante” di 1,5 milioni.
E di fronte a questi numeri non c’è da stare allegri, anche perchè il lavoro e la creatività è l’unico punto, seppure debole, che ci fa assomigliare a Dio: non lavorò anche Lui per sei giorni e al settimo si riposò? Certo se all’origine del Tempo ci fosse stata crisi di materia prima, forse anche Lui si sarebbe trovato disoccupato o precario o supplente, con la sola differenza che avrebbe preso i colpevoli furbacchioni ladri di risorse e di speranze e li avrebbe gettati nella più profonda e oscura Giudecca.
Al tempo nostro, abbiamo il dubbio che continuino ancora a speculare, ma è solo un dubbio quasi certo.

Pasquale Almirante

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