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Oggi è la giornata mondiale contro l’Aids

In occasione della giornata mondiale contro l’Aids, un portale internet per studenti ha pubblicato una propria inchiesta per capire come e se gli studenti italiani percepiscono il fenomeno o se soprattutto sono sufficientemente informati sui suoi rischi. E così si viene a sapere, ma il sentore c’era, che i giovani sanno molto poco sulla malattia e quel poco non lo conoscono bene. 
Il 31% infatti ha dichiarato di saperne poco o nulla, nonostante i più di 60.000 malati in Italia ed i contagi in aumento. Inoltre il 10% di coloro che hanno partecipato all’indagine ha dichiarato di essere stato informato in famiglia, il 29% ha affrontato questo tema a scuola, mentre il 27% ha preso informazioni per conto proprio.
Ancora più scoraggianti le risposte date sull’HIV per rilevarne il livello di informazione: “L’Aids è una malattia contagiosa che sta in Africa”, oppure si sa che è una malattia ma non sempre se ne conoscono i dettagli e le modalità di contagio.
Forse anche per questo, il presidente della camera, Gianfranco Fini, celebrando a Montecitorio la Giornata mondiale per la lotta all’AIDS, con la partecipazione del premio Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, ha detto: “L’educazione sessuale a scuola può rappresentare un importante fattore di prevenzione delle malattie, a partire dall’Aids. Oggi l’Aids e la sua diffusione epidemica, appaiano quasi derubricati dall’agenda mediatica” e ”l’indifferenza o la scarsa informazione su problemi così gravi, oltre che sintomo di abbassamento della sensibilità sociale, costituiscono fattori che indeboliscono le difese morali e psicologiche della società contro la diffusione della malattia”.
Per Fini infatti ”l’attenzione collettiva è una delle condizioni necessarie per l’opera di prevenzione che, non solo le Istituzioni, ma anche le famiglie, le strutture sanitarie ed educative devono svolgere per alzare sempre la soglia di protezione sociale dal contagio. In questo contesto particolare attenzione va dedicata a ogni iniziativa volta a impedire la diffusione del virus tra le giovani e le giovanissime generazioni”.
Il presidente della Camera sostiene come sia ”opportuno ribadire che è assolutamente indispensabile promuovere con sempre maggiore convinzione l’educazione sessuale nelle scuole, sia come fattore di prevenzione delle malattie, sia come mezzo per arrivare a una sessualità responsabile”. Per combattere adeguatamente la diffusione del virus Fini ritiene ”indispensabile che i nostri figli abbiano consapevolezza che le informazioni acquisite da internet, se indubbiamente accrescono il livello di conoscenza degli utenti del web, possono però risultare, laddove non siano adeguatamente approfondite, insufficienti e persino dannose, soprattutto in settori tanto delicati e tanto importanti come la prevenzione dell’Hiv”.
Ma non è solo lui a rivolgersi alla scuola e alla sua funzione educatrice finalizzata anche alla prevenzione. Ignazio Marino, il senatore del Pd, e presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, ha detto che “è davvero importante che lo Stato investa sulle prevenzione, ma attraverso campagne di sensibilizzazione senza ipocrisie. Perché non si investe massivamente su campagne sull’importanza dell’uso del preservativo? Sono previsti per esempio dei programmi per la distribuzione dei preservativi nelle scuole medie superiori?”
Il presidente Marino fa una sorta di domanda retorica, pur sapendo che tali programmi non solo mancano del tutto, ma non ci sarebbe neanche la possibilità di educare sia alla prevenzione e sia all’uso del preservativo.
Tranne infatti qualche iniziativa sparuta di qualche collegio dei docenti di talune scuole della capitale, dove si è permesso l’installazione di macchinette automatiche, per il resto c’è il deserto, anche perché un tale tipo di “educazione”, che va ben oltre quella classica ma talvolta pure contestata sulla sessualità, ha bisogno di personale specializzato che sappia perfettamente e senza titubanze di ciò di cui parla. Né si può affidare alla singola disponibilità di qualche docente che, se non ha chiaro l’argomento, fa talvolta più danno del tacerne del tutto.
La materia è dunque delicata, ma andrebbe affrontata proprio a scuola che risulta per certi versi una sorta di filtro sanitario e un pettine molto sottile attraverso il quale tutti i nodi più delicati della società si potrebbero fermare o comunque abbondantemente depurare.
Uguale discorso vale per l’uso delle droghe e per altre malattie non solo veneree, come quelle per esempio legate all’alimentazione. Ma per farlo, per rendere cioè la scuola anche luogo di conoscenze sanitarie e di prevenzione perfino contro i rischi di devianza, occorre investire, dare soldi per l’aggiornamento dei docenti e rendere gli edifici scolastici anche luogo di incontro, di dibattito, di confronto e di crescita sociale e civile.
Se lo Stato invece continua a svolazzare, coi suoi programmi di contenimento della spesa, sopra l’istruzione togliendo e tagliando, accusando di consociativismo i professori, lasciando marcire gli edifici scolastici, sprecando soldi per concorsi inutili e non coinvolgendo gli operatori nei suoi progetti di sviluppo, sicuramente non si andrà nella direzione auspicata dal presidente Ignazio Marino.
Infatti quando lui parla, in occasione proprio di questo allarme ignoranza sull’Hiv, di implementare a scuola “dei corsi sugli stili di vita così necessari sia per prevenire le malattie che per mantenere la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale”, vuole appunto sottolineare che investire in tali conoscenze significa pure risparmiare nel medio termine su altri comparti, come appunto quello della sanità.
Ciò che però si continua a non capire è il motivo per il quale, pur sapendo come risolvere certi problemi, nessuno si adopera per la loro risoluzione, anzi sembra proprio che si faccia l’opposto nel tentativo di acuirli.

Pasquale Almirante

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