Oggi ho fatto salire i miei alunni sulla cattedra e, prima di loro, ci sono salito io. E’ una cosa che faccio da anni non per parlare di poesia, come il prof Keating nell’Attimo fuggente, ma per spiegare le principali regole della prospettiva centrale e la funzione del punto di vista-fuga.
Come sempre accade la lezione si è trasformata in una lezione di Educazione Civica. Ho parlato del dovere etico e morale di osservare il mondo da angolazioni e punti di vista differenti dal nostro, di quanto siamo fortunati ad abitare in luoghi dove non dobbiamo combattere contro la guerra e la miseria. I ragazzi, dopo l’iniziale sorpresa e le risate nel veder il loro prof sulla cattedra, hanno contribuito a rendere la lezione appassionante con le loro domande mai banali. Poi hanno cominciato a lavorare sulla prospettiva della propria aula.
A fine lezione, poco prima che la campanella suonasse, ho chiesto ai ragazzi cosa avessero capito della lezione. Martino si è alzato e ha detto: “Prof, io ho capito che nella prospettiva tutte le linee di fuga vanno a finire in un punto. Poi ho capito che il mare non è uguale per tutti. Per esempio: per me che lo vedo ogni mattina dal punto di vista della mia finestra è bellissimo e infatti ogni volta non vedo l’ora che venga estate per tuffarmi. Per le persone disperate che lo guardano dal punto di vista di un barcone invece non è così bello come lo vedo io”. Ha suonato la campanella. Mentre Martino passava vicino alla mia cattedra ci siamo scambiati un ciao e un cinque. Mentre lo guardavo allontanarsi nel corridoio della scuola ho pensato: “Martino vs Piantedosi 10 a 0 e palla al centro”.
Augusto Secchi
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