I dirigenti pubblici potranno essere pensionati a 62 anni, cioè quattro in anticipo rispetto alla riforma Fornero per i trattamenti di vecchiaia (resta l’obbligo dei 42 e 3 mesi di contributi). Restano fuori magistrati, che potranno restare in servizio fino a 70 anni, e medici e professori universitari (che potranno lavorare fino a 65 anni).
Intervento anche sui trattamenti d’anzianità, con la cancellazione dei disincentivi per chi lascia il lavoro in anticipo.
Viene poi reintrodotta la ‘quota 96′ (numero dato dalla somma dell’età anagrafica a quella contributiva), che consentirà a 4.000 insegnanti di andare in pensione a settembre se accetteranno di riscattare il trattamento di fine rapporto alla data prevista dalla riforma Fornero.
Col voto di fiducia, tutto il pacchetto sulla Pubblica amministrazione dovrebbe passare così come è stato formulato.
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