La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo quanto scrivono le agenzie, in occasione dell’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi di sabato sul Dl Lavoro, avrebbe detto: “Per quanto riguarda il cuneo fiscale, “arriviamo al 6% del taglio sotto i 35.000 euro e al 7% sotto i 25.000 euro, fino alla fine dell’anno.
“Inoltre procediamo alla riforma del reddito di cittadinanza, per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è”.
“Nei provvedimenti ci sono anche norme significative in tema di sicurezza sul lavoro, anche questo è un bel modo di celebrare il Primo Maggio”.
Sicuramente è un bel modo di celebrarlo, ma con un anno intero a disposizione, scegliere proprio la festa del lavoro e dei lavoratori, come precisa la Cgil col suo segretario Maurizio Landini, appare una beffa e una presa in giro, ma che conferma quanto un governo di destra sia refrattario ad accettare ciò che dalle lotte dei lavoratori è venuto, compresa dunque la tradizionale festa del Primo Maggio che fu abolita dal fascismo il 20 aprile del 1923, considerata troppo sovversiva e troppo collettiva.
Ha detto ancora la presidente del Consiglio in occasione dell’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi: “La priorità del governo è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Abbiamo approvato il Def, che ha liberato risorse che abbiamo dedicato completamente al taglio del cuneo fiscale. Avevamo già dato un segnale con la legge di bilancio, mantenendo i due punti di taglio già decisi dal precedente governo per i salari sotto i 35.000 euro e aggiungendo un ulteriore punto”.
“Serve un dialogo serio, costruttivo, sia sul lavoro sia su tutte le materie che affronteremo: Pnrr, RepowerEU, correzioni su come spendere le risorse, politica salariale e conseguente lotta all’inflazione, riforme, che affronteremo nelle prossime settimane”.
“Gli incentivi che prevediamo non sono genericamente all’assunzione, ma all’assunzione a tempo indeterminato”.
Nell’ambito degli incentivi messi a punto per assumere a tempo indeterminato, “abbiamo voluto dare anche un altro segnale, per i giovani, attraverso un incentivo che vale fino al 60% della retribuzione riconosciuto al datore di lavoro che assume giovani che non sono occupati e non sono in un percorso di formazione, i cosiddetti ‘neet'”.
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