L’anno dovrebbe essere diviso in quattro trimestri di 91 giorni, a loro volta divisi in mesi, uno di 31 giorni e gli altri due di 30 giorni; ogni trimestre dovrebbe venire diviso in 13 settimane. Resterebbero fuori dal computo il 365º giorno dell’anno e, eventualmente, anche il giorno bisestile, che verrebbero aggiunti, quali giorni festivi straordinari, alla fine di dicembre e di giugno. La festa di Pasqua resterebbe fissata all’8 aprile, mentre l’inizio dell’anno resterebbe spostato al solstizio d’inverno e fissato sempre di domenica. (fonte: Gedea)
Nel corso della storia dell’umanità, per definire l’epoca dei vari eventi si è fatto riferimento a uno o all’altro dei due astri che più direttamente influenzano la vita sulla Terra, il Sole e la Luna, oppure a entrambi: si sono così avuti calendari “lunari”, che fanno riferimento al ripetersi delle fasi lunari; calendari “solari”, riferiti all’anno e quindi alla posizione del Sole, e calendari “lunisolari”, che si accordano il meglio possibile a entrambe le periodicità lunare e solare. Il c. “gregoriano” attualmente in uso è di tipo solare (365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 50 secondi).
In Cina il calendario venne usato sin da tempi molto antichi (10.000 anni fa) d era di tipo solare. Divideva l’anno in 10 mesi, ognuno di 36 giorni. Ma, soprattutto nel Nord della Cina, veniva utilizzato anche un c. di tipo lunare composto da 12 mesi, che si alternavano con 30 e 29 giorni. E l’inizio dell’anno cadeva nella lunazione corrispondente all’entrata del Sole nella costellazione dei Pesci (febbraio). Il calendario giapponese si conformò su quello cinese e fu adottato ufficialmente nel 605 d. C.; i vari mesi venivano chiamati secondo il loro ordine (primo, secondo, ecc.). In Egitto l’anno era composto di 12 mesi di 30 giorni ciascuno, intercalati da altri 5 giorni in modo da raggiungere la cifra di 365. Per le 6 ore mancanti si spostava un giorno ogni 4 anni e 10 giorni ogni 40, continuando in questa operazione per 1460 anni; al termine di questo periodo il capodanno veniva a cadere nello stesso giorno del suo inizio. Il principio dell’anno era collegato all’inondazione del Nilo verso il solstizio d’estate (19 luglio). Negli imperi assiro-babilonesi l’anno era lunare, con 12 mesi di 30 e 29 giorni susseguentisi con alternanze irregolari. Nell’India dei Veda e dei Brahmani l’anno era lunare e suddiviso in 3 quadrimestri, corrispondenti alle stagioni calda, umida, fredda. L’inizio dell’anno cadeva il 15 marzo. Nella Persia di Zarathustra, l’anno era lunare e constava di 12 mesi di 30 giorni ciascuno, più 5 giorni aggiunti alla fine.
Nell’America precolombiana, i Maya (e li seguirono gli Aztechi) dividevano l’anno in 18 mesi di 20 giorni ciascuno, con l’aggiunta di 5 giorni supplementari, più un sesto supplementare ogni 4 anni. Ogni mese aveva la sua divinità protettrice. Nella terra degli Inca, il Perú, l’anno era lunare e si componeva di 12 mesi, ai quali s’intercalavano 11 giorni nell’anno comune e 12 in quello bisestile. Dapprima l’inizio dell’anno coincideva con l’equinozio di primavera (21 marzo), poi fu trasportato al 22 dicembre (solstizio d’inverno). Nell’area mediterranea, gli Ebrei definirono il loro calendario solo nel sec. IV d. C. Nell’Arabia preislamica il calendario era lunare con 12 mesi, rozzamente completato con l’intercalare di 30 giorni circa. Maometto lo fece prettamente lunare. E poi l’era musulmana fu stabilita, nel 637, dal califfo Omar facendola iniziare dalla fuga di Maometto dalla Mecca (Egira: 16 luglio 622). Il c. musulmano, valevole per tutti i Paesi maomettani, fu sostituito in Turchia da quello gregoriano nel 1926; in Egitto, Siria, Iraq, ecc. coesiste con quello gregoriano, in Persia e nell’Afghanistan, con quello solare.
Nella Grecia antica l’anno constava di 12 mesi lunari, alternativamente di 30 e 29 giorni. L’anno risultava pertanto di 354 giorni e per supplire alla parte mancante s’introduceva di tanto in tanto un mese supplementare. Secondo una incerta tradizione, il calendario primitivo di Roma, detto “romuleo”, avrebbe avuto l’anno di 304 giorni divisi in 10 mesi, con inizio a marzo; in seguito a una riforma attribuita a Numa Pompilio, avrebbe avuto l’aggiunta dei mesi di gennaio e febbraio, rispettivamente di 29 e 28 giorni; marzo, maggio, luglio e ottobre ne avevano 31 e gli altri mesi 29; ad anni alterni febbraio aveva solo 23 giorni ed era seguito da un ciclo supplementare di 27- 28 giorni. Ma le frequenti modifiche apportate dai pontifices persuasero Giulio Cesare nel 46 a. C. a promulgare il calendario “giuliano” preparato dall’astronomo greco-alessandrino Sosigene, che introdusse il giorno bisestile. Ma nell’8 d. C. Ottaviano Augusto corresse l’errore di calcolo esistente nel calendario giuliano facendo cadere l’anno bisestile una volta ogni quattro anni.
Nel 1582 si rilevò la necessità di una ulteriore correzione, che fu imposta da papa Gregorio. La riforma gregoriana consistette dunque nel correggere le date, per ovviare agli errori accumulatisi nei secoli precedenti, il che avvenne facendo seguire al giovedì 4 ottobre 1582 il venerdì 15 ottobre. Il c. gregoriano fu adottato nello stesso mese di ottobre del 1582 in Italia, Portogallo e Spagna; nel dicembre seguente in Francia e in parte dei Paesi Bassi, quindi negli altri Paesi cattolici, mentre l’adozione avvenne molto più tardi nei Paesi protestanti: in Germania, Danimarca e Norvegia nel 1700, in Inghilterra nel 1752 (ma in Scozia era già avvenuta nel 1600). In Russia il calendario gregoriano fu adottato nel 1917 (la rivoluzione avvenuta per gli ortodossi in ottobre noi la chiamiamo di novembre); negli altri Paesi di religione ortodossa andò in vigore tra il 1916 e il 1923. Nel 1793 la Rivoluzione francese istituì un proprio c., in cui l’anno era di 12 mesi di 30 giorni. Il calendario repubblicano fu abolito nel 1806 e si ritornò a quello gregoriano. Dal 1922 al 1945, in Italia, fu usato oltre al calendario gregoriano anche quello fascista, che prese il suo avvio dalla data della marcia su Roma (28 ottobre 1922) e contava gli anni in numeri romani: per se.: il 1925-III° E. F. (Era Fascista).
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