La Rete della Conoscenza – il collettivo di studenti medi e universitari che aderiscono all’Unione degli Studenti e a Link-coordinamento universitario – ha organizzato per oggi in varie città d’Italia il “primo sciopero della e sull’alternanza scuola-lavoro”.
Sono previsti in varie città “cortei mattutini, flash mob in tute blu davanti le aziende, azioni davanti agli uffici scolastici regionali, lezioni di piazza alternative, esperienze di alternanza scuola-lavoro autogestita, feste e concerti serali negli spazi aggregazione”.
“Dalla gratuità dei percorsi alla qualità della formazione in alternanza, abbiamo tutto da ripensare e ricostruire – dice l’Unione degli Studenti – la vera alternanza scuola lavoro non è asservita alle logiche e agli interessi del mercato del lavoro e non si vende ai privati nè tantomeno alle multinazionali: dopo l’accordo stipulato dal Miur con i ‘grandi campioni d’alternanza’ siamo andati a friggere patatine al Mc Donald’s, a sistemare indumenti a Zara, a fare fotocopie alla Banca d’Italia. L’alternanza scuola lavoro è una metodologia didattica che lega il saper al saper fare, l’intelligenza teorica all’intelligenza pratica, che fa davvero da ponte tra ciò che studiamo a scuola e ciò che andremo a praticare nei luoghi di lavoro”.
Iniziative sono state organizzate nelle maggiori città italiane: a Roma (corteo studentesco “Generazione Ribelle” che parte alle ore 9 da Piramide), Milano (corteo dalle 9.30 da Largo Cairoli), Torino (dalle 13.30 a Parco Michelotti), Bologna (corteo in centro da Piazzale Dante alle ore 9), Napoli (corteo dalle 9 da Piazza Garibaldi), Bari (dalle 9.30 da Piazza Umberto I) e altri centri.
A “Circo Massimo” di Radio Capital, la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha spiegato: “Io difendo il merito dell’alternanza scuola-lavoro. In Italia si fa da anni, ma si faceva negli istituti tecnici-professionali ed era una scelta non per tutte le scuole. La legge 107 invece l’ha introdotta come innovazione didattica per un apprendimento trasversale di competenze”.
“Il tema è: serve l’alternanza scuola-lavoro? Dobbiamo aggiornare, come avviene in Europa, le competenze trasversali, il problem solving, la capacità di avere nuovi strimenti di apprendimento: è giusto innovare, perchè è un’innovazione didattica di nuove competenze che i nostri ragazzi non avevano. Alternanza scuola-lavoro non è assolutamente apprendistato, ma innovazione didattica, perchè è un apprendimento interno ai percorsi curriculari”.
A sostegno della protesta, gli studenti portano dati e numeri: l’Uds ha effettuato una ricerca in cui si evince che il 57% degli studenti è costretto a seguire percorsi di alternanza non attinenti al proprio corso di studi , il 40% ha dichiarato violazioni dei diritti sul luogo di lavoro; il 38% ha dichiarato di essere stato costretto a pagare per seguire il percorso obbligatorio.
La Rete studenti medi ha interpellato oltre 4000 ragazzi di 4° superiore da tutta Italia così si è saputo che: uno studente su due dà una valutazione positiva, utile per «l’acquisizione di competenze specifiche» e per «capire il lavoro per cui si è più portati». Altri sondaggi invece dicono che il 52% giudica l’esperienza positiva, anche se solo il 45% dichiara di aver davvero imparato qualcosa che potrà essere utile per il lavoro.
“L’alternanza scuola lavoro – dichiara il presidente e amministratore delegato di Ibm Italia – rappresenta uno dei più efficaci strumenti per avvicinare i percorsi formativi delle scuole al mondo del lavoro. La Germania, che con grandi sforzi è riuscita a farlo, beneficia oggi di quei risultati con un’economia forte e trainante per l’Europa”.
“Come per tutte le cose, anche questo tipo di programma può essere oggetto di miglioramenti ma la sua indispensabilità va sottolineata con forza” ha aggiunto Cereda. “Non a caso, IBM dedica a questo fronte migliaia di ore di impegno dei propri dipendenti che, nelle scuole italiane, portano con passione i valori rappresentati dall’innovazione tecnologica. Migliaia anche gli studenti fino a ora raggiunti con un elevato grado di soddisfazione capace di coinvolgere dirigenti scolastici, alunni e docenti”.
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