Ogni giorno nei Paesi in via di sviluppo partoriscono 20mila ragazze sotto i 18 anni e quindi in un anno sono circa 7,3 milioni, di cui 2 milioni hanno meno di 15 anni, mentre nel prossimo futuro si potrebbe perfino arrivare 3 milioni.
Intanto i dati sono allarmanti: 70mila adolescenti muoiono ogni anno per complicazioni legate alla gravidanza o al parto, mentre vengono praticati 3,2 milioni di aborti a rischio. L’88% delle adolescenti nel mondo vive nei paesi in via di sviluppo e di conseguenza il 95% delle nascite adolescenziali avviene lì. Ma il fenomeno interessa anche i Paesi ad alto reddito, dove infatti partoriscono 680.000 ragazze tra i 15 ed i 19 anni e in Italia ogni anno quasi diecimila bambini nascono da mamme tra i 14 e i 19 anni, secondo la Società Italiana Ginecologia ed Ostetricia.
In ogni caso, tanto nei paesi in via di sviluppo come in quelli sviluppati le gravidanze si verificano soprattutto tra le bambine provenienti da famiglie a basso o bassissimo reddito, con scarsi livelli di istruzione o in zone prevalentemente rurali, meno istruite o che hanno abbandonato la scuola, appartenenti a minoranze etniche o a sottogruppi di immigrati o emarginati. Nei paesi in via di sviluppo la maggior parte di queste gravidanze avviene all’interno del matrimonio, mentre nei Paesi industrializzati al di fuori.
Le ragazze che rimangono a scuola più a lungo hanno meno probabilità di restare incinte; l’educazione scolastica è inoltre il “miglior deterrente” per evitare i matrimoni precoci, fenomeno che riguarda quotidianamente circa 39mila minorenni.
Il rapporto mette in evidenza le principali sfide poste dal fenomeno della gravidanza adolescenziale e le gravi ripercussioni sulla vita delle ragazze, sull’istruzione, la salute e le opportunità lavorative future. Indicando inoltre cosa è possibile fare per invertire questa tendenza e proteggere i diritti umani e il benessere delle ragazze.
Nel 1994, i 179 Governi rappresentati alla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo del Cairo avevano riconosciuto che le insufficienti opportunità di istruzione e di reddito sono, insieme allo sfruttamento sessuale, fattori fondamentali nel determinare gli alti tassi di fecondità tra le adolescenti. Quegli ostacoli persistono ancora vent’anni dopo.
Per questa ragione, il rapporto individua una serie di azioni di priorità da mettere in campo con urgenza, come: raggiungere le bambine tra i 10 ed i 14 anni, intervenendo in anticipo, con misure preventive; investire strategicamente nell’istruzione delle adolescenti; adottare approcci basati sui diritti umani e rispettare gli obblighi internazionali sui diritti umani; garantire l’accesso degli e delle adolescenti a un’educazione completa alla sessualità, ai servizi e all’assistenza per la salute materna, consolidando l’uguaglianza di genere e l’attenzione ai diritti all’interno dei programmi scolastici; prevenire i matrimoni infantili, la violenza e la coercizione sessuale; sostenere programmi multi- livello, affrontando tutte le cause delle vulnerabilità delle ragazze; coinvolgere gli uomini e i ragazzi; porre le basi per sostenere la salute delle adolescenti e i loro diritti nell’agenda per lo sviluppo post 2015.
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