Ognuno secondo le proprie responsabilità e competenze.
È il pensiero che mi è venuto spontaneo seguendo i social ed i servizi televisivi sulla tragedia di Genova.
Il dolore, cioè, invoca conoscenza, chiede verità, ma pretende anche, giustamente, che chi ha responsabilità non si nasconda dietro a cavilli e contratti.
Responsabilità per quanto accaduto e responsabilità per una via d’uscita, in modo da prevenire altre tragedie analoghe, visto lo stato delle nostre infrastrutture.
Dunque, responsabilità più precisa competenza.
È l’unica maniera per corrispondere alla confusione e alla rabbia, che sui social, in particolare, sembrano non avere limiti.
Se ognuno si assume, per le proprie competenze certificate, le proprie responsabilità: ricetta semplice, chiara, efficace.
In questo frangente storico, però, ci si limita troppe volte ad inneggiare alle responsabilità, non sempre, però, sulla base di adeguate conoscenze e competenze. Per cui tutti si sentono legittimati a dire qualsiasi cosa, anche con toni violenti.
A scuola si insegna che le conoscenze e le competenze si ottengono con metodo, costanza. E con una sana fatica. Per poi essere valutati e certificati da altri.
Una buona società, quindi, si regge sull’equilibrio tra competenze e responsabilità. Ognuno per la propria parte.
Si regge su politici che non giocano allo scaricabarile, su tecnici che fondano le loro opzioni in modo incontrovertibile ed innovativo, su magistrati che siano capaci di cogliere il valore ed il limite delle stesse opzioni, senza processi sommari.
Ma si regge anche sui giornalisti, chiamati a raccontare la realtà, per quella che è, dalle varie angolazioni, in modo da offrire a tutti noi più elementi possibili per un nostro giudizio.
Infine, si regge sulla “compassione”: per le vittime, per le loro famiglie, per una intera città. Hanno bisogno di vicinanza da parte di tutti noi, non di tifosi di questa o quella tesi, di questa o quella parte politica. C’è bisogno di unità, di misura, secondo verità e giustizia.
Solo allora quella rabbia che tutti abbiamo un po’ dentro troverà una qualche risposta, un qualche segno di speranza. Perché tragedie come queste non succedano più.
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