I lettori ci scrivono

Ok alle competenze ma prima vengono le conoscenze: ti servono anche per i concorsi!

La scuola italiana è nell’abisso e gli apprendimenti degli alunni fanno veramente pena. È necessario intervenire subito per cercare, in qualche modo, di innalzare gli standard di apprendimenti che hanno, rasentato gli obiettivi minimi, anzi siamo ai livelli al di sottò degli obiettivi minimi.

Bisogna tornare a valorizzare le conoscenze, dare il giusto peso e valore al sapere disciplinare piuttosto che arrovellarsi dietro il paravento delle competenze.

Gli studenti che escono dagli Esami di Maturità e si accingono ad intraprendere la carriera universitaria in alcuni corsi di laurea dovranno inevitabilmente imbattersi in quesiti a risposta multipla per le prove di accesso e l’unica strada indicata è quella della conoscenza degli argomenti non della competenza.

Il quiz non ti chiede che competenze hai e che abilità possiedi, ma ti chiede unicamente che cosa sai, se questa risposta la sai dare perché hai studiato le discipline o non perché hai una specifica competenza in un determinato campo.

Torniamo, dunque, ad abituare i nostri alunni ad acquisire le conoscenze, in chimica, in matematica, in arte, in storia, nelle lingue straniere attraverso lo studio delle regole della disciplina da applicare successivamente alla pratica.

Ad esempio: in geometria come può lo studente risolvere un problema sul teorema di Pitagora se prima non conosce la formula per applicare nell’esercizio il teorema. Con la sola competenza l’alunno non lo applicherà mai se prima non impara la formula per risolverlo. Quindi prima la teoria e poi la pratica.

Invece oggi i docenti devono lambiccarsi il cervello in mille teorie psico-pedagogiche che dicono spesso tutto e il contrario di tutto. Non dobbiamo meravigliarci che il livello di apprendimento degli alunni è sempre più basso.

Ci vogliono le conoscenze basilari di tutte le discipline altrimenti lo studente che un domani esce dalla scuola superiore con la Maturità, oppure dall’Università con la laurea e si affaccia al mondo del lavoro per presentarsi ad una selezione o ad un concorso pubblico si troverà a sbattere la testa contro la dura e amarissima realtà: quella di non saper rispondere ai quesiti di cultura generale perché non possiede, ahimè, le conoscenze disciplinari, ossia non conosce argomenti, cause, problemi, regole grammaticali e sintattiche da applicare nelle risposte ai quesiti proposti.

Cerchiamo, dunque, di dare una svolta decisiva alla scuola italiana che è sprofondata nel baratro e non troverà un vicolo d’uscita dal tunnel in cui si trova.

La prova schiacciante di questa miserevole condizione dei nostri studenti, o meglio il termometro della situazione ce li hanno forniti i testi Invalsi che ha radiografato il livello degli apprendimenti.

Torniamo a dare valore alle conoscenze perché soltanto quelle contano quando i nostri giovani dovranno cimentarsi con il mondo del lavoro presentandosi a concorsi e selezioni per posti pubblici e privati.


Mario Bocola

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