Sull’ulteriore blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici previsto da un decreto legislativo approvato in via preliminare dal Governo il 21 marzo scorso si è espresso pochi giorni fa il Consiglio di Stato con un parere sostanzialmente favorevole.
Il provvedimento del Governo è di fatto un regolamento già previsto dal decreto legge 98 del 2011che a suo volta riprendeva la disposizione dell’art. 9, comma 23, del decreto legge n. 78/2010 che aveva introdotto il blocco dei ‘gradoni’ stipendiali dei pubblici dipendenti.
Lo schema di Regolamento stabilisce che l’azzeramento degli anni 2010, 2011 e 2012 ai fini della progressione di carriera si estende anche all’anno 2013.
Lo stesso provvedimento precisa anche che l’importo dell’indennità di vacanza contrattuale (si tratta peraltro di una somma molto modesta che non supera i 15-20 euro lordi mensili) non potrà essere aggiornato.
Per poter diventare legge, lo schema del 21 marzo dovrà passare nuovamente in Consiglio dei Ministri e non è detto che non subisca qualche modifica, anche perché, ovviamente, la protesta nei confronti dei provvedimento è già piuttosto ampia.
Proprio in queste ore, per esempio, l’Anief ha diramato un bellicoso comunicato con il quale minaccia di portare la questione davanti alla Corte Costituzionale con l’intenzione di seguire la strada che era stata seguita dai magistrati e dai super-dirigenti statali che aveva subito blocchi retributivi a seguito della applicazione del decreto legge 78/2010.
In effetti è vero che la Corte Costituzionale aveva dato ragione ai magistrati, ma è anche altrettanto vero che le motivazioni addotte non sembrano potersi estendere a tutto il pubblico impiego.
La Consulta, infatti, aveva argomentato che la retribuzione dei magistrati non può essere legata a meccanismi di natura contrattuale che rischierebbero di mettere in forse la stessa indipendenza del potere giudiziaria sancita espressamente dalla Costituzione.
Tuttavia se si legge con attenzione la sentenza della Consulta (la n. 223 del 2012) si scopre che anche l’eccessiva durata di una misura eccezionale come per esempio il blocco degli scatti potrebbe essere considerata illegittima.
La partita, dunque, è aperta e per capire come si concluderà è bene aspettare almeno le decisioni del nuovo Governo.
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