Per la seconda volta consecutiva il liceo scientifico Galileo Ferraris – Galfer – ha vinto le Olimpiadi della matematica. Queste sono gare di soluzione di problemi matematici elementari rivolte ai ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado. I partecipanti devono trovare tecniche creative per risolvere problemi mai visti prima e ideare nuove dimostrazioni, per mostrare loro una matematica diversa e più interessante, oltre le formule.
Le Olimpiadi della Matematica si svolgono in Italia dal 1983 e sono la più antica e seguita gara di matematica a livello nazionale. Sono circa 1500 le scuole italiane aderiscono al Progetto Olimpiadi della Matematica, per un totale di circa 200 000 studenti partecipanti alla prima fase della gara.
In Italia, le varie fasi della manifestazione sono curate dall’Unione Matematica Italiana su incarico del Ministero dell’Istruzione.
La competizione prevede che i migliori sei studenti formeranno la squadra italiana alle Olimpiadi Internazionali di Matematica (IMO), che vengono organizzate ogni anno in una nazione diversa, a partire dal 1959, e vedono la partecipazione di più di 100 nazioni.
In questi giorni la città di Torino ha celebrato la vittoria del Galfer e abbiamo chiesto alla dirigente scolastica Antonietta Mastrocinque di raccontarci le ragioni del successo del Liceo torinese.
Il Galfer ha una tradizione da esibire nel campo STEM che sono all’attenzione della pedagogia, e del colmare divario di genere, ci potrebbe dire quali pratiche vincenti ed esportabili hanno portato gli studenti e la sola studentessa a raggiungere il traguardo.
Il processo parte già al momento dell’orientamento in ingresso: molti dei ragazzi, e utilizzo un maschile non marcato, che si iscrivono nel nostro istituto sono attratti da questo approccio sfidante in molte discipline, non solo nelle STEM, penso alle gare di debate in lingua straniera, alle gare di latino eccetera, perché spesso abituati a tali metodologie didattiche nell’ordine di scuola inferiore. All’inizio di ogni anno scolastico si aprono le iscrizioni volontarie agli “allenamenti” alle gare, prevalentemente a squadre, che si svolgono due pomeriggi a settimana.
In queste prime fasi non osserviamo differenze significative di numero o rendimento tra studenti e studentesse. A livelli più alti tuttavia, pur non variando affatto il rendimento, si assiste a un progressivo abbandono delle studentesse.
I risultati degli apprendimenti nelle discipline scientifiche sono omogeneamente distribuiti tra maschi e femmine. Le studentesse raggiungono generalmente livelli omogenei di eccellenza in tutte le discipline, mentre è più probabile che gli studenti maturino nel tempo un interesse predominante.
Quali sono nella scuola le azioni per superare il divario e motivare le ragazze verso le discipline STEM, anche alla luce della sua esperienza personale, come promuovere le STEM tra le ragazze. Sappiamo che ci sono iniziative nazionali, internazionali, la sua scuola cosa può dire alle atre scuole per favorire l’approccio delle ragazze a queste discipline.
Le motivazioni del “gender gap” sono complesse e non vanno ricercate solo nel mondo della scuola. Personalmente, non sono stata mai spinta né dalla mia famiglia, né dai miei insegnanti, verso una scelta precisa, ma autonomamente ho seguito un percorso tecnico-scientifico, ed è stata per me una scelta “naturale”. Sono laureata in Ingegneria e nei primi anni ‘90 le studentesse immatricolate in questa facoltà erano circa il 5%. Oggi non è più così, e questo cambiamento non è frutto solo nel rinnovato approccio metodologico scolastico, piuttosto un nuovo senso comune.
Il Galfer è frequentato per il 55% da ragazzi e per il 45% da ragazze, una media di poco leggermente superiore a quella nazionale. La selezione dei progetti di arricchimento dell’offerta formativa avviene preferendo quelli che favoriscono la partecipazione delle ragazze: le gare di matematica, ad esempio, prevedono fasi tra squadre miste e tra squadre femminili, pertanto negli allenamenti pomeridiani si creano gruppi misti e gruppi di sole ragazze. Il Coding girls è un altro dei progetti a cui aderiamo. Altra iniziativa interessante di PCTO è quella proposta da una università tedesca in astrofisica. In questo caso la condizione per aderire è avere almeno il 50% di ragazze. Il Galfer non avrà problemi ma questa richiesta contiene un elemento di forte attenzione: il rischio è che il mancato raggiungimento del quorum di ragazze, in molte iniziative, pregiudichi la partecipazione della scuola, penalizzando studenti molto motivati solo perché maschi. La riflessione sul tema è aperta e l’attenzione alta.
Quale sarà il prossimo passo per migliorare le sue performance, come questo creerà un clima di lavoro più efficace e di successo e come può diventare un modello per le altre scuole.
A: Approfitteremo delle misure di investimento del PNRR, sicuramente, ma tengo molto a sottolineare che la partecipazione alle gare non è finalizzata a vincere premi. Non posso negare che sia una grande soddisfazione per tutti, ma queste attività hanno un forte valore orientativo e formativo: il punto di partenza è riconoscere i talenti di ogni persona; ma il talento non basta, il lavoro dei docenti è insegnare come affrontare la risoluzione di un problema complesso e facilitare l’acquisizione di un metodo per lo studio. Una formula che si sta dimostrando estremamente efficace è la metodologia peer to peer: gli studenti più grandi, anche al primo anno di università, che hanno già partecipato alle competizioni, seguono i compagni più piccoli trasferendo tecniche, metodologie e consigli. Tutto questo favorisce il rafforzamento di competenze trasversali che nel complesso diventano preziosi strumenti di lavoro anche per altre discipline.
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