Ursula Haverbeck, 95 ani, nota negli ambienti di estrema destra tedeschi, accusata di incitamento all’odio, è stata condannata a un anno e 4 mesi di carcere dal tribunale di Amburgo per avere dichiarato, a margine del processo contro un ex SS, che Auschwitz non era un campo di sterminio, ma un campo di lavoro. Negando appunto la realtà dei fatti In realtà, dal momento che proprio in quel Lager nazista tra il 1940 e il 1945 furono uccisi almeno 1,1 milioni di ebrei.
Ma avrebbe pure, nel corso di una intervista televisiva, negato che lì fosse avvenuto quello sterminio di massa, documentato come è noto da filmati e fotografie a parte le testimonianze dei sopravvissuti, dei soldati russi che liberarono il campo, dalle decine di fosse comuni, ecc.
Per questo fu condannata a 10 mesi di carcere contro cui la donna aveva presentato ricorso. Ma dopo 9 anni il tribunale ha deciso di inasprire la pena.
Sopranominata “nonna nazista” ora deve scontare la condanna ad un anno di carcere a Berlino, considerato che Ursula Haverbeck ha già trascorso due anni e mezzo in carcere a Bielefeld, ed è stata multata più volte.
E nonostante tutte queste condanne non pare si possa fermare, come ha detto il giudice: “Non c’è nulla che la fermi. Con le parole non avremo nessun effetto”.
Come riportano le agenzie, per avere negato più volte l’esistenza dell’Olocausto degli ebrei durante la dittatura nazista, era stata condannata già due volte negli ultimi cinque anni per negazione della Shoah, un reato penale in Germania, prima nel 2017 e poi di nuovo alla fine del 2020.
Era stato presentato ricorso ma il tribunale regionale di Berlino lo ha respinto, perché il giudice ha stabilito che la sentenza non poteva essere sospesa, ma doveva essere eseguita, perché l’imputata non aveva mostrato alcun rimorso o segni di cambiamento di opinione durante le udienze di appello.
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