45 conflitti armati in Medio oriente e Nord Africa, 35 conflitti armati nel resto dell’Africa, 21 in Asia, 7 in Europa e 6 in America Latina. Sono più di 110 oggi nel mondo le situazioni di violenza armata che costituiscono un conflitto armato ai sensi del diritto internazionale umanitario.
L’Accademia di Ginevra ( https://geneva-academy.ch/ ) li monitora da anni studiando il diritto internazionale umanitario e i diritti umani.
Il portale CrisisWatch (https://www.crisisgroup.org/) permette invece di avere il costante monitoraggio dei conflitti nel mondo aggiornando sugli sviluppi di oltre 70 conflitti e crisi, identificando le tendenze e segnalando i rischi di escalation e le opportunità di promuovere la pace. Inoltre, CrisisWatch monitora oltre 50 situazioni per offrire informazioni tempestive se gli sviluppi indicano una deriva verso la violenza o l’instabilità.
In Italia Atlante delle guerre (https://www.atlanteguerre.it/ ) segue l’evolversi dei conflitti armati a livello mondiale pubblicando in cartaceo ogni anno un rapporto (Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo)
Analizzare le mappe pubblicate da questi centri di ricerca è impressionante. E può essere facile esprimere un sommario giudizio nei confronti dell’Onu e della sua capacità di agire per frenare e risolvere i casi di conflitto a livello internazionale.
Sul motivo di questa debolezza (voluta e ricercata dalle grandi potenza con diritto di veto) è interessante seguire gli studi e le analisi del Centro di ateneo per i diritti umani Antonio Papisca dell’Università di Padova (https://unipd-centrodirittiumani.it/ ) ma anche – ad esempio – leggere il lungo rapporto pubblicato il 9 gennaio 2024 dall’Ufficio Stampa dell’Onu che analizza tutte le azioni, le proposte, gli incontri del Consiglio di sicurezza nel 2023 premettendo la seguente dichiarazione:
“l’anno 2023 ha visto un numero elevato di conflitti in tutto il mondo negli ultimi tre decenni, ancor prima che situazioni latenti come quelle in Sudan e nei territori palestinesi occupati esplodessero. Di fronte all’escalation di violenza, tuttavia, il consenso si è rivelato sfuggente nel Consiglio di Sicurezza, con i suoi membri permanenti con diritto di veto – principalmente gli Stati Uniti e la Federazione Russa – che impediscono un’azione rapida ed efficace per affrontare il deterioramento delle situazioni in tutto il mondo”.
E’ con queste parole che viene definito l’obiettivo 16 degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile e dell’agenda Onu 2030. I primi tre target dell’obiettivo sono chiarissimi quanto non realizzati:
Il rapporto di monitoraggio dell’Onu sul raggiungimento nel 2023 dei target sullo sviluppo sostenibile (Link al rapporto 2023 ) presenta dati inconfutabili (e non è presente nel rapporto la crisi attuale del Medio Oriente iniziata il 7 ottobre con l’attacco di Hamas a Israele che ha provocato oltre 1200 morti e il sequestro di 240 ostaggi cui è seguita l’invasione di Gaza da parte di Israele con oltre 22.000 morti) e anche sempre più preoccupanti.
Nel frattempo, per chi desiderasse seguire l’andamento del mercato delle armi (mercato sempre estremamente fiorente in tempo di guerra, e non solo) è possibile analizzare il Sipri military expenditure database curato dalStockholm international peace research institute.
All’interno di questo quadro allarmante (e che certo costituisce uno degli elementi di studio e approfondimento entro la disciplina trasversale Educazione Civica) la domanda cruciale è: che cosa possiamo fare noi? Ognuno di noi è solo spettatore o anche attore nel campo della costruzione della pace?
E’ a questi temi che è dedicato il quarto appuntamento del percorso di Educazione Civica in diretta realizzato dalla Tecnica della Scuola.
Dalle 11.00 alle 12.00 due esperti, Flavio Lotti (Direttore del Coordinamento Nazionale Enti locali per la pace e i diritti umani e della Rete delle scuole di Pace) e Elena L. Pasquini (Giornalista, esperta di interventi umanitari e conflitti, cooperazione internazionale e sviluppo, autrice del volume La meccanica della pace).
Le classi che volessero partecipare all’iniziativa, con esperienze didattiche particolarmente significative effettuate negli istituti, su uno dei temi delle sette puntate, e verificare la possibilità di realizzare un servizio da trasmettere nel corso della trasmissione, possono mandare una mail a info@tecnicadellascuola.it, indicando un numero di telefono utile per poter essere ricontattati.
Le classi, invece, che desiderano proporsi per partecipare in studio (o in collegamento video) ad una delle dirette, interagendo con gli ospiti, possono contattare la redazione, inviando una mail a info@tecnicadellascuola.it, inserendo i dati utili (istituto, classe interessata, docente referente e recapito telefonico). La disponibilità per la partecipazione alla diretta è limitata al raggiungimento dei posti possibili.
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