Con ogni probabilità, il nuovo Governo, inizierà per quanto riguarda la scuola, con una grande emergenza: il numero elevatissimo di supplenze, anche a causa delle “solite” cattedre andate a vuoto nel corso delle immissioni in ruolo annuali.
Abbiamo già riferito dei disagi in alcuni territori nell’assegnazione dei ruoli, che fanno da contorno alla nuova stagione di “supplentite”.
Se nello scorso anno scolastico le supplenze registrate sono arrivate a 150 mila, il prossimo anno è previsto un ulteriore aumento, che potrebbe toccare 170 mila precari.
La Cisl Scuola, infatti, calcola che i pensionamenti dei docenti con quota 100 sono stati circa 17 mila; il totale dei posti disponibili è di 58.627 mentre la richiesta di insegnanti autorizzata dal ministro della Scuola Bussetti ammonta a 53.637 unità.
Invece, i posti che non verranno coperti con nomine in ruolo per mancanza di aspiranti in graduatoria, per il sindacato, sono 23 mila.
Senza contare che, per quanto riguarda gli Ata, la disponibilità di posti è di 17 mila posti ma il contingente delle nomine ammonta a soli 7.646 posti.
Ecco perchè quest’anno in particolare, sono previsti numeri alti di supplenze con messa disposizione: stiamo parlando delle domande che arrivano alle scuole da candidati non abilitati, ovvero non è altro che una candidatura spontanea al fine di essere chiamati per sostituzioni, supplenze di breve durata e corsi di recupero.
In alcuni territori, da alcuni anni, si coprono anche molte supplenze fino al 30 giugno, proprio con le MAD, un dato che dovrebbe far riflettere sull’intero impianto scolastico, che non riesce a garantire una vera copertura e un ricambio generazionale costante. Perché?
Sono due le cause principali di questi fenomeni:
La mancanza di un turnover dopo i pensionamenti, acuito specialmente quest’anno con Quota 100, che ha liberato più cattedre rispetto al turn-over ordinario e la cronica assenza di docenti abilitati nelle graduatorie a esaurimento, specie in matematica, lingue e sostegno.
Se poi aggiungiamo la difficoltà e la lentezza di bandire concorsi, appare evidente che tale situazione odierna è il risultato inevitabile dei trend degli ultimi anni.
Il decreto scuola, secondo l’ormai ex Governo M5S-Lega, avrebbe aiutato, ovviamente non prima del prossimo anno scolastico 2020/2021, a dare una sferzata in tal senso, ma ormai appare evidente che quel provvedimento per reclutare con un concorso riservato i precari con 36 mesi di servizio, sarà cancellato o possibilmente pesantemente rivisto fra non poco tempo.
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