Sale il numero dei contagi da Coronavirus: oltre 5 mila in uno solo giorno, con 28 morti e nuovo record di tamponi. In Francia si è arrivati addirittura a quota 20 mila, un numero che non si era raggiunto nemmeno nella prima ondata di Covid-19.
L’impennata fa temere nuovi divieti e chiusure. Anche delle scuole. La ministra dell’Istruzione sostiene che però, al momento, non vi è alcun pericolo perché ciò avvenga. E che, certamente, sono più importanti i comportamenti, soprattutto fuori scuola.
Sette mesi fa era diverso
Anche se il trend è quello di ulteriori restrizioni, la scuola rimane al di fuori. Il copione è diverso da quello di inizio primavera: “se sette mesi fa uno dei primi interventi fu sulla scuola oggi proprio la scuola è uno dei pilastri che il governo vuole risparmiare dal lockdown”, scrive l’Ansa.
La scuola, del resto, è legata a doppio filo con il mondo della produzione e del lavoro: “se mio figlio non va a lezione, come faccio a lavorare?”, si è lasciato scappare un parlamentare della maggioranza.
“Tornare alla chiusura totale significherebbe stravolgere, nuovamente e all’alba della legge di bilancio, i piani del governo per la difficile ripresa nel 2021. Ed è uno stravolgimento che il Paese non si può permettere. Ciò, nella strategia del premier, non implica che il fattore salute sia secondario”.
Valgono di più responsabilità e collaborazione
La sfida del premier Giuseppe Conte “è trovare l’incastro di misure restrittive adeguato a evitare il lockdown lasciando, al tempo stesso, alle Regioni un’ampia autonomia ma solo in senso restrittivo”, quindi applicando regole più rigide. “Ed è un incastro che, senza un costante richiamo alla responsabilità degli italiani, non può avere successo”.
Anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha questa certezza: a colloquio al Quirinale con la presidente greca Katerina Sakellaropoulou, il presidente ha detto che la libertà non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione.
La presidente greca, si è appreso, nel corso dell’incontro ha citato la frase di Mattarella rivolta a Boris Johnson: “amiamo la libertà ma amiamo anche la serietà”.
Turi: troppa confusione
Meno ottimisti sembrano i sindacalisti. “Le situazioni di difficoltà delle scuole sono in crescita sensibile. Sono giornate piene di richieste preoccupate da parte del personale, delle famiglie in una confusione di messaggi contraddittori che aumentano i sospetti”, ha detto Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, chiedendo al ministero dell’Istruzione di fornire, con una periodicità fissa, i numeri del monitoraggio che è stato attivato nelle scuole per fornire dati in tempo reale.
Intanto, con l’allargarsi dei casi di positività, i dirigenti scolastici temono che che eventuali responsabilità possano ricadere su di loro. Lo scudo penale che avevano chiesto e che era stato previsto da un emendamento, non è mai stato introdotto.
Udir: il Governo intervenga
Il sindacato Udir minaccia lo sciopero: “I contagi tra i giovani stanno salendo e la situazione all’interno degli Istituti rischia di diventare ingestibile. Il Governo deve intervenire con una norma chiara nella prossima legge di bilancio entro fine mese”, ha detto Marcello Pacifico, presidente del sindacato.
Serafin: e lo scudo penale?
Pure Paola Serafin, responsabile dei dirigenti scolastici della Cisl Scuola, sostiene che i presidi auspicano lo scudo penale per poter affrontare con minore preoccupazione i casi giornalieri di contagio da Convid-19 nelle proprie scuole: “Evidentemente non c’è stata la volontà politica di approvarlo”.
Fanfarillo: non scaricare sulle scuole
Per la Flc-Cgil parla Roberta Fanfarillo, secondo la quale “il dirigente che mette in pratica le indicazioni del Cts e dell’Iss rispetto alla predisposizione delle misure di prevenzione e alla gestione dei contagi, può ritenere di aver assolto a tutte le sue responsabilità relative al contagio”.
Secondo Fanfarillo “quello che i dirigenti oggi chiedono è un maggior coordinamento con i Dipartimenti di prevenzione delle Asl: spesso si scaricano sulle scuole e sui dirigenti scolastici adempimenti che l’Iss assegna invece alle Asl”.
Il timore del ritorno alla Dad
Tutti comunque respingono l’idea di tornare alla didattica a distanza a meno che non venga previsto un nuovo, temuto, lockdown. “La didattica integrata deve restare una opzione estrema, non possiamo trasformarla nell’ordinarietà”, scandisce il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli.
Un’opzione, tuttavia, che in presenza di un allargamento di casi di Covid-19 rappresenterebbe anche stavolta l’unico strumento (con tutti i limiti che contiene) per tenere in vita i docenti con i propri allievi.