A cosa serve dunque questo concorso a cattedra? Forse solo a creare caos e confusione benché all’origine si pensò che fosse buono per sbloccare la consuetudine delle abilitazioni, fra cui i corsi Ssis che l’ex ministro Gelmini tolse per mettere in moto i Tfa la cui storia fra l’altro è tutta da scrivere. Intanto ai cosiddetti nastri di partenza scaldano i muscoli 321.210 candidati che devono spartirsi 11.542 cattedre che però saranno consegnate nell’arco di due anni, mentre oltre 160mila precari, abilitati e molti anche in servizio, sono appesi alle graduatorie a esaurimento, sperando che al più presto si apra una varco per lasciare quelle scomode e indecorose grucce.
Una situazione oggettivamente paradossale e senza precedenti in altra parte d’Europa dove a nessuno verrebbe in mente di lasciare nel limbo tante persone o di chiamarle alla bisogna, o sotto la spinta dell’emergenza anche per anni, e poi abbandonarle a se stesse con un bel servito.
Che se fosse operazione fatta da un privato, bislacco e truffaldino, si potrebbe pure accettare, con tutte le riserve è vero e le ingiurie del caso, ma che venga dallo Stato la dice lunga sulla sua organizzazione periferica e il suo senso della giustizia sociale e morale.
Tuttavia “sic transeat gloria mundi” e con essa i 50 minuti che i 321.210 candidati avranno a disposizione per rispondere alle 50 domande fra le quali si potrebbe pure nascondere il “Sarchiapone”, visto che in totale i test sono la bellezza di 3.500, nascosti all’interno di un database che li tirerà fuori a secondo della sua logica asettica e irrazionale, che però molti chiamano “a sorte” e quindi in modo di incolpare, così che, quando qualcosa non funziona, si può sempre dare addosso alla machiavellica “fortuna”.
E infatti sulla ruota delle fortuna si sono pure avviati i ricorsi, tanti ricorsi, per consentire a chi non doveva partecipare di parteciparvi, svilendo ancora di più un concorso già di per sé avvilente, come hanno gridato centinaia di precari ieri davanti al Miur.
Solo l’Anief ne ha fatti entrare, dicono i suoi dirigenti, 1.500 che non erano contemplati nei criteri del bando perchè laureati dopo il 2004, mentre il Codacons ha fatto pure la sua parte con altri quasi 2mila candidati. Finito il conto? Non del tutto visto che molti docenti di ruoli, stanchi di insegnare la stessa disciplina, hanno chiesto a gran voice di cambiare e quindi sono stati inseriti nel grande circuito preconcorsuale. Quanti siano non è dato sapersi benché qualcuno conta un numero superiore alle centinaia.
Intanto il Miur pretende serietà e correttezza e ha imposto ai vigilanti di ciascuna scuola, posto che sia libera da occupazioni studentesche, di non consentire l’ingresso di oggetti elettronici e di verificare le tasche dei candidati alla ricerca di pizzini, cartucciere, congegni e marchingegni, compreso tutto ciò che possa agevolare qualcuno. E siccome le nelle aule si entrerà a turni e a blocchi, a gruppi e ad avvicendamenti il popolo concorsuale è pure pregato di rispettare gli orari e di non spingere, né rumoreggiare, né creare assembramenti, rispettando rigorosamente l’orario assegnato. Se qualcuno dunque avesse pensato di arrivare prima è pregato di aspettare fuori, sorseggiando magari un bel caffè o una camomilla, a seconda dello stato d’animo.
Siamo certi comunque che al Miur incrociano le dita nella speranza che la fortuna, non quella machiavellica, intervenga generosa per evitare blackout, la rottura dei computer, il distacco di solai e soprattutto la tenuta dell’autocontrollo non solo dei candidati ma anche di tutto quel personale che dovrà supportare le operazioni. In bocca al lupo dunque, oltre che ai 321.210 candidati anche a loro.
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