Quello degli studenti a corto di competenze è un problema sempre più diffuso. Non solo in Italia. Secondo il quotidiano britannico The Independent, in 3.000 scuole secondarie d’Oltremanica esaminate meno della metà degli iscritti ha ottenuto una sufficienza in inglese, matematica, una fra storia e geografia e una lingua straniera, come richiesto dallo “English baccalaureate” fissato dal Ministero della Pubblica istruzione.
Il dato riguarda le verifiche svolte nei primi 60 giorni dell’anno scolastico: se per diversi esperti d’istruzione è ormai chiaro che gli studenti hanno sempre più problemi a raggiungere i limiti minimi fissati dai programmi scolastici degli istituti secondari, per altri si tratta di un periodo troppo breve per trarre delle conclusioni così drastiche. Soprattutto perché nelle prime classi esaminate gli studenti non avrebbero, nell’arco di due mesi, nemmeno avuto il tempo di apprendere gli obiettivi minimi.
Anche molti dirigenti scolastici si sono detti molto perplessi per questo genere di gestione, giudicando “scorretto” da parte del Governo analizzare i dati relativi a quest’anno scolastico appena due mesi dopo l’introduzione dei livelli minimi richiesti, senza cioè aver dato alle scuole il tempo di modificare opportunamente i programmi di insegnamento.
Anche perché non bisogna trascurare il fatto che moltissimi istituti per attirare un maggior numero di alunni, negli ultimi anni si sono rivolte a curricula alternativi. E spesso ad essere ‘premiate’, a livello di proposta formativa, sono state le materie professionali. Mentre quelle tradizionali sono rimaste ai margini. Fin qui nulla di strano, ma poi il ‘conto’ si paga quando è tempo di verifiche standardizzate.