Il numero delle famiglie dove tutte le forze lavoro sono in cerca di occupazione risulta in crescita del 18,3% rispetto al 2012 (+175 mila in termini assoluti). E nel confronto con 2 anni prima il rialzo supera il 50%, attestandosi precisamente al 56,5%. Si tratta quindi di famiglie all’interno delle quali non circola denaro, ovvero risorse che abbiano come fonte il lavoro. Su quali introiti contano allora per tirare avanti? E qui la statistica si sbizzarrisce, perché si dice che alcune possono contare su redditi da capitale, come le rendite da affitto, altre sulle indennità di disoccupazione, e altre ancora da redditi da pensione di cui beneficerebbero membri della famiglia ormai ritiratisi dal lavoro attivo. Mezzo milione circa sono le coppie con figli , a cui si aggiungono più di 200 nuclei monogenitore, dove nella gran parte dei casi il solo capofamiglia è una donna, o meglio una mamma. Si tratta quindi di case dove i membri «attivi» sul mercato, in età lavorativa, non hanno un posto e devono trovare le risorse necessarie per andare avanti da altre fonti di reddito, diverse dalla busta paga. Sicuramente l’identikit della famiglia che non può fare riferimento su uno stipendio varia: dagli anziani, ormai fuori dal mondo del lavoro, con un figlio disoccupato e l’altro ancora studente, alla giovane madre alla ricerca di un impiego che deve farsi carico dei bambini senza l’aiuto dell’altro genitore; dal sigle che ha perso il posto alla coppia di giovani che non riesce a trovare ancora nulla. Il Mezzogiorno, come ormai è assodato, soffre di più, con 598 mila famiglie, dove chi può lavorare è invece disoccupato, seguito dal Nord, con 343 mila e poi il Centro, con 189 mila.