Il ministero dell'Istruzione in Viale Trastevere a Roma
Un passaggio della ordinanza ministeriale sulle GPS rischia di scatenare una vera e propria disfida fra i giudici del Consiglio di Stato e i tecnici del Ministero dell’Istruzione.
La questione è legata al testo della disposizione contenuta nell’articolo sul conferimento delle supplenze di istituto. La bozza dell’ordinanza ripete una formula già ampiamente usata secondo la quale quando la graduatoria di istituto è esaurita, il dirigente scolastico utilizzando le graduatorie di altri istituti della provincia secondo il “criterio di viciniorietà”.
Il Consiglio di Stato, però, obietta che “la forma corretta del sostantivo è “vicinorità” e non “vicinorietà”, benché quest’ultima continui ad essere diffusa nel linguaggio burocratico, specie di ambito scolastico”.
“In ogni caso – prosegue il CdS – a parte le incertezze che il suo significato continua a proporre nei destinatari, e che ne suggerirebbero il superamento a favore di altre espressioni, gli aggettivi formano sostantivi astratti mediante il suffisso –ità, applicato alla base”.
Per la verità il Consiglio attribuisce al Ministero l’uso del termine vicinorietà, mentre nel testo trasmesso al CSPI compare il termine viciniorietà.
Sulla vicenda Cisl Scuola pubblica in queste ore una gustosa disamina del “battibecco” a distanza fra CdS e Ministero firmata g.m. facendo osservare che anche i giudici di Palazzo Spada “prendono a loro volta una discreta cantonata, indicando come termine corretto ‘vicinorità’, addirittura imbarcandosi – come vedremo incautamente – nella spiegazione sul modo in cui “gli aggettivi formano sostantivi astratti mediante il suffisso -ità applicato alla base”.
Ma, sottolinea g.m. “l’aggettivo da sostantivare nel caso in questione non è affatto ‘vicino’, ma ‘viciniore’; se ne deduce che il termine corretto da utilizzare non è ‘vicinorità’, come con malcelata supponenza vien fatto osservare dal giudice, ma viciniorità”.
D’altronde basta consultare il sito della Accademia della Crusca per capire bene la questione.
E così, secondo g.m., “la disfida ortografica tra Ministero dell’Istruzione e Consiglio di Stato si conclude con un pareggio. Potrebbe essere un 1 a 1 (goal del Cds e fulmineo pareggio del Mi), ma forse il punteggio più appropriato in questo caso è … zero a zero”.
Per parte nostra pensiamo invece che la partita andrebbe annullata con un punto di penalizzazione per entrambe le squadre.
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