L’altro ieri abbiamo riportato le parole dello scrittore Roberto Saviano, autore del libro Gomorra, da cui è stata tratta la celebre serie tv, a commento dell’ennesimo assassinio di un ragazzo nelle strade di Napoli. Saviano ha, neanche troppo velatamente, attaccato il Governo.
“Il modello Caivano proposto dal governo non solo è stato inefficace ma ha peggiorato la situazione portando in carcere una massa di minorenni e di fatto ‘professionalizzandoli’ al crimine”, aveva detto. Da qui la reazione del partito della premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia.
“Saviano, sciacallo senza alcuna dignità. I ragazzi, che emulano i criminali di Gomorra, sono figli del tuo cinismo. In nome del denaro, hai trasformato dei criminali in eroi. Sei uno dei peggiori scrittori che l’Italia abbia mai conosciuto”. Insomma, Saviano è stato accusato di aver creato modelli negativi a cui i ragazzi si sono ispirati.
Come riporta Il Corriere della Sera, tra le prime ipotesi c’è stato un “tragico gioco” finito male. Il giovane era insieme ad alcuni amici e c’era una pistola che, pare, si stessero mostrando. L’ipotesi è maturata a seguito del ritrovamento sul luogo dell’omicidio, di un proiettile inesploso. Come se chi stava maneggiando l’arma avesse “scarrellato” facendo saltare la pallottola.
Il ragazzo aveva compiuto diciotto anni lo scorso 25 ottobre.
A confessare poi l’omicidio è stato un cugino della vittima, di diciannove anni, che è stato fermato, come riporta Ansa. “È stata una disgrazia, la pistola l’ho trovata appoggiata sulla ruota di una macchina parcheggiata, non ne avevo mai maneggiata una, non ho capito se fosse vera o falsa, all’improvviso è partito un colpo e ho capito quello che era successo quando l’ho visto a terra”, ecco cosa ha detto agli inquirenti.
Geolier qualche giorno fa ha spiegato che secondo lui l’arte non ha colpe nel diffondere la violenza: “Io non rifarei mai certi video, proprio non mi appartengono più. Ma il problema non è Gomorra o Mare fuori, il problema non è il rap: il problema è la realtà, non sono i testi espliciti. Recentemente a Secondigliano un bambino piccolo girava con una minimoto e una pistola a piombini nella tasca. Gli ho preso la pistola e l’ho spezzata, poi sono andato da suo padre, che conoscevo, a dirglielo. Ma non possiamo censurare il rap: ai ragazzi resta solo quello. L’arte non può avere un potere educativo. Cercherò di stare attento, perché sono un esempio per molti. Ma bisogna vedere cos’altro propone loro l’algoritmo”.
La colpa di tutta questa violenza è da additare ai modelli cinematografici o letterari? O c’è di più? Secondo Saviano molto devono fare i docenti: “Oggi l’imperativo dev’essere disarmare Napoli, togliere armi in circolazione ma investire, investire, investire. Formazione, scuole aperte tutto il giorno, assumere e trasformare professori disponibili in maestri di strada, e ancora corsi, corsi e corsi professionali. Questo per iniziare a sottrarre una prima leva di ragazzini pronti a sparare. Il modello Caivano proposto dal governo non solo è stato inefficace ma ha peggiorato la situazione portando in carcere una massa di minorenni e di fatto ‘professionalizzandoli’ al crimine. Queste morti continueranno, e le faide con il progressivo crescere della miseria saranno sempre più feroci: cocaina, erba, eroina e anfetamina i turisti, non vogliono altro e le paranze non vedono l’ora di potergliele vendere. Questa realtà non è Napoli, questa realtà è il mondo”, conclude.
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