I lettori ci scrivono

Onestà, coronavirus e didattica a distanza

La didattica a distanza sta educando alla truffa con l’approvazione di chi, se non altro per maturità civile, dovrebbe disincentivare tale pratica.

Nel 2011 il sociologo Marcello Dei scrisse un bellissimo libro, “Ragazzi si copia. A lezione di imbroglio nelle scuole italiane” (ed. Il Mulino), frutto di una accurata e diffusa indagine nelle scuole italiane.

Il prof. Marcello Dei con quel saggio ci spiegò che la pratica dell’imbroglio era trasversale alle classi sociali, Copiavano i figli della borghesia come quelli degli operai. Maschi e femmine, nei licei come nei professionali, a Nord come a Sud.

Tutto questo avveniva/avviene in un clima di tolleranza che andava a scapito del principio di autorità, del senso di cittadinanza e del rispetto della legalità.

Alla base di questo comportamento c’era la pedagogia della comprensione che vedeva come vestali famiglie e insegnanti. Oggi, più di ieri, però alla comprensione e alla benevolenza di entrambi, si è accentuata da parte di alcune famiglie.

Un certo numero di ragazzi, forse per la prima volta, sta sperimentando la complicità necessaria a compiere un atto illecito per non parlare proprio di un reato (art 95 R.D. 653/25) che potrebbe indurre quantomeno all’annullamento della prova viziata da frode.

Se in passato si può ipotizzare che l’accondiscendenza dei genitori “complici” si sia manifestata attraverso indicazione su come copiare o altro, oggi invece, si tratta non di complicità non solo teorica ma fattiva, materiale.

L’audio disattivato; la videocamera che non funziona, in modo tale da permettere la consultazione del manuale scolastico se non addirittura la compilazione del test da parte diretta del genitore o qualche altro familiare ….

In presenza di una videocamera che “non funziona” è accaduto di aver sentito una voce femminile di sottofondo (l’allievo invece è un maschio) … “che credendo fosse stato disattivato l’audio suggerisce … chiedi cosa vuol dire la domanda 8…” oppure “… te lo avevo detto … che te lo avrei scritto su questi fogli …”

In test di lingua straniera si possono leggere frasi con lessico e strutture sintattiche non ancora studiate … o addirittura in inglese si usa con disinvoltura lo slang americano?

D’altra parte, come si può negare la solidarietà familiare in tempo di tristezza?

Ma cosa succederà quando, si spera presto, si ritornerà tra i banchi di scuola? Cosa succederà se un giorno uno di questi ragazzi sarà accusato di aver commesso una frode nella vita quotidiana? Cosa risponderanno  i genitori se il/la loro figlio/a replicherà loro … “se tu mi facevi  il test? io non potevo dichiarare il falso?”

Cosa succederà se un giorno questi genitori saranno vittime di una truffa da parte di un/a ragazzo/a dei nostri giorni oramai diventato adulto? Si ricorderanno che loro, genitori, hanno insegnato lo stesso comportamento ai loro figli? Oppure penseranno che farlo con i loro figli è da capire, mentre con i figli degli altri si sarebbero dovute rispettare le regole e la legalità?

Mario Lorenzo

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