Il mondo sta ignorando al 99% la promessa fatta di alleviare le sofferenze di 1,3 milioni di persone colpite dalla guerra civile in Libia, il bacino di disperazione che alimenta fughe di migranti verso l’Italia.
La circostanza è emersa, scrive l’Ansa, quando il Coordinatore umanitario dell’Onu per la Libia, Ali Al-Za’tari, ha denunciato che sono stati versati solo l’1% dei 166 milioni di dollari promessi nella conferenza di Tunisi che il 9 dicembre aveva lanciato l’Hrp, il Libya Humanitarian Response Plan. La denuncia dell’Onu ricorda che il Piano di risposta umanitario per la Libia peraltro punta ad assistere solo una parte dei 2,4 milioni di persone che “hanno disperato bisogno di aiuto umanitario”. Finora sono stati versati solo 2,1 milioni di dollari da parte di “due donatori” che Al-Za’tari nel comunicato non ha nominato.
Le condizioni di vita in Libia sono pesantemente peggiorate dallo scoppio della guerra civile nell’estate del 2014, quando la coalizione di milizie filo-islamiche “Alba della Libia” ha preso il controllo della capitale, Tripoli, formando una amministrazione parallela e costringendo le autorità riconosciute internazionalmente a rifugiarsi più di 1.500 chilometri a est, a Tobruk.
La situazione in Libia si è aggravata l’anno scorso a causa di crimini di guerra: i combattimenti hanno creato 400 mila sfollati, “un crollo” dell’ordine e dello Stato di diritto, “paralisi del sistema della Giustizia, un aumento dei rapimenti a scopo di riscatto e sparizioni forzate e la diffusione di gruppi estremisti come lo Stato islamico” (Isis o Daesh).
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La “Rotta mediterranea centrale”, quella seguita dai flussi migratori per arrivare in Europa passando in particolare per la Libia, l’anno scorso è stata molto seguita anche se il numero di migranti giunti in Italia nel 2015 è sceso a 157 mila, circa un decimo in meno del record segnato nel 2014, ricorda il sito di Frontex, l’Agenzia per la gestione coordinata delle frontiere dell’Unione europea. Le “ragioni principali” del calo sono indicate da Frontex nello spostamento di profughi siriani verso la “rotta mediterranea orientale” e la carenza di barconi a disposizione degli scafisti “nell’ultima parte dell’anno”.
Però l’agenzia avverte: “Reti di trafficanti restano ben insediati in Libia”
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