Mentre si svolgeva il processo “Open Arms” contro Matteo Salvini nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo e l’avvocata Giulia Bongiorno chiedeva l’assoluzione del vicepremier “perché il fatto non sussiste”, in piazza Castelnuovo davanti al Politeama aveva luogo una manifestazione della Lega a favore del loro segretario.
Al sit-in di solidarietà per Salvini nella centralissima piazza palermitana hanno preso parte, oltre ai ministri leghisti Roberto Calderoli (Affari regionali e Autonomie), Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze), Giuseppe Valditara (Istruzione e Merito), Alessandra Locatelli (Disabilità), altri deputati e sostenitori della Lega.
Valditara, interpellato dai giornalisti al sit-in, chiedendo se la sua presenza fosse opportuna come rappresentante delle istituzioni e come ministro della istruzione ha risposto: “Sono un cittadino libero, perché non dovrei essere qui? Credo di essere un cittadino libero che va dove ritiene di dovere andare, manifestare la solidarietà a Matteo Salvini credo sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica”.
Ma al netto dei dirigenti leghisti, la piazza, si legge su Repubblica, è rimasta vuota, e pare che i giornalisti fossero più numerosi dei sostenitori di Salvini, mentre nessun alleato del centrodestra è accorso a manifestargli solidarietà.
In ogni caso il segretario siciliano della Lega, chiudendo il sit-in per Salvini, intervenendo ha ringraziato i “ 95 tra deputati, ministri europarlamentari, accorsi a Palermo. Un evento mai avvenuto in Sicilia. Certo, li avremmo voluti per parlare di manovra, scuola, ponte, test in medicina aboliti, autonomia differenziata. Purtroppo, siamo qui per manifestare solidarietà. Forza Matteo”.
Dalla piazza intanto è risuonato il coro “Matteo, Matteo, Matteo”.
Da sottolineare però che è stata assegnata la scorta alla pm Giorgia Righi, una delle magistrate che rappresentano l’accusa. Righi, che fa anche parte della Direzione antimafia, era l’unica del pool a non essere ancora tutelata. Tutto questo a seguito della valanga di insulti e minacce social, seguite alla richiesta di pena fatta dalla Procura di Palermo al processo al ministro Matteo Salvini, imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.