Si sono conclusi da poco (in generale a novembre), più o meno in tutta Italia, i famosi giorni dell’ “open day”. Giorni importanti per il futuro delle scuole superiori di secondo grado, al pari dei periodi dedicati ai vari ‘saloni dell’orientamento’ e alle visite ‘propagandistiche’ effettuate in ‘loco’ (nelle scuole secondarie di primo grado).
In sostanza è la scuola aperta o la presentazione della scuola (purtroppo bisogna ormai usare la lingua della ‘perfida Albione’) ai ragazzi (accompagnati dai genitori) delle ‘medie’ che dovranno scegliere a quale liceo o istituto tecnico (o professionale) si iscriveranno dopo aver ottenuto la licenza media.
Sono giorni particolari, in cui le scuole devono essere ‘tirate a lucido’ e i docenti, insieme al dirigente, sono costretti a ricorrere a tutte le loro capacità dialettiche ed eristiche (come perfetti venditori e rappresentanti) per cercare di convincere i ragazzi ad iscriversi a quel determinato liceo o istituto tecnico-professionale.
Entro certi limiti tutto è permesso. La posta in gioco, infatti, è alta. Si tratta di non perdere alunni (preferibilmente incrementarli) per evitare accorpamenti, decurtazione del personale ATA e il rischio di avere docenti soprannumerari. Quasi (esagerando) una lotta per vita (soprattutto in certe realtà dove crisi demografica porta a ‘spietate ‘ rivalità’). Allora ben vengano promesse di studi impegnativi ma affascinanti o semplici ma assai utili per il futuro, sia ben concesso spiegare, con toni entusiasti ed enfatici, miracolosi metodi di studio che consentiranno ad ognuno, da qualunque livello di conoscenze e competenze possa partire, di arrivare, in poco tempo ad ottenere risultati eccellenti, sia permesso snocciolare con voce sicura e orgogliosa i molteplici corsi di recupero previsti dalla scuola e gli infiniti indirizzi di studio (sempre lunghi elenchi) proposti e già attivi. Si celebrino, inoltre, le innumerevoli visite di istruzione (in Italia e all’estero) indicate nel piano formativo e i più variegati e seducenti progetti già approvati, per l’anno prossimo, dal Collegio Docenti (solo approvati, non vi è alcuna certezza che saranno portati a termine), si ‘canonizzino’ i continui contatti col mondo del lavoro che, sicuramente, daranno ai ragazzi, una volta preso il diploma superiore, di avere un ‘posto fisso’ (anche e ormai il posto fisso è quasi un’utopia).
Ogni scuola, dunque, mette in atto le migliori strategie comunicative per far colpo sui ragazzi e sui genitori. L’obiettivo primario consiste nel riuscire ad avere, entro febbraio, il maggior numero di iscritti possibile e di non perdere alunni rispetto all’anno ancora in corso. Questo è il primo passo, poi si dovrà far ricorso ad inventiva ed ingegno per mantenere quel numero di iscritti e fare in modo che, nel corso dell’anno scolastico non vi siano defezioni, se mai nuovi arrivi.
Questa, in generale, è la triste situazione. Così costringe ad operare il nostro sistema scolastico e il ‘Palazzo’, sempre attento, nonostante gli ‘spot’ pubblicitari, a non spendere troppo per la scuola o, comunque, mai quanto dovrebbe!
Allora, per ottenere qualche risultato in termini di iscrizioni occorre ricorrere a queste strategie che (mi perdoneranno i colleghi verso cui porto sempre il più grande rispetto e ammirazione), a volte, hanno i tratti di una ‘messinscena’ e i colori di una certa, non elevata, teatralità.
Del resto non si può fare altro. O no? In realtà qualcuno ha cercato di organizzare queste presentazioni delle scuole in modo diverso o, almeno, aggiungendo al rito ‘dogmatico’ qualcosa di originale.
Mi riferisco alla Dirigente (se n’è parlato in alcuni siti scolastici) di un liceo di Bari la quale, oltre a seguire il solito canovaccio degli ‘open day’ (almeno così suppongo), si è ‘permessa’ (forse glielo suggeriva o imponeva il contesto in cui opera e l’utenza con cui deve rapportarsi)) di rivolgersi ai genitori in modo deciso e coraggioso e di metterli di fronte alle loro responsabilità e ai loro sbagli: i figli affidati solamente alle scuole o, al contrario, super protetti, l’eccessivo ricorso agli psicologi, il proliferare di ‘piani personalizzati’(e spesso non motivati), l’invadenza di alcuni genitori che perseguitano giorno e notte docenti e coordinatori attraverso computer, cellulari e chat o addirittura si permettono, se non contenti della didattica dei docenti e delle valutazioni assegnate ai figli, di valutare (negativamente), con arroganza e presunzione, un docente (se non perfino ad aggredirlo) e con sfrontatezza difendono i loro figli e ne giustificano sempre ed a ogni costo (anche negando l’evidenza) gli errori e la maleducazione, sostituendosi di fatto al giudizio del docente.
Genitori che credono di avere solo diritti e nessun dovere e che sovrappongono i loro ‘desiderata’ alle vite dei figli e li ‘educano’ solo a coltivare il mito del successo e del denaro, a pensare solo a se stessi e a disinteressarsi degli altri.
Queste e altre verità scomode sulla scuola e sui genitori (fortunatamente valide per molti genitori ma non per tutti) sono state ‘svelate’ dall’ammirevole, coraggiosa e audace Dirigente. Non so se abbia trovato poi la solidarietà e il sostegno dei suoi colleghi. Non so. Ma una cosa so con certezza. Bisognerebbe prendere esempio da lei e aiutarla nella sua battaglia per educare prima le famiglie (non tutte certamente) e poi gli alunni. La scuola, è indubbio, ne trarrebbe giovamento.
Andrea Ceriani