Dalle scuole giungono proposte sempre più innovative e originale per rendere formativa e coinvolgente l’ora di religione. Una di queste è sicuramente stata sperimentata a Bologna, dove un progetto sperimentale sull’ora di religione ‘aperta’ in alcune scuole della periferia, medie e elementari sta facendo discutere non poco.
L’iniziativa prevede un coordinamento tra il docente di religione cattolica e l’insegnante che si occupa dell’attività alternativa, per incentivare il dialogo interreligioso.
Si tratta – scrive Il Corriere di Bologna – di una sorta di prova di integrazione sul tema delle religioni del mondo per tenere unita la classe, in contesti scolastici multietnici.
Il progetto sembra riscuotere successo nelle scuole dove è stato avviato. Da un lato, però, è intervenuto il comitato ‘Scuola e Costituzione’, una realtà che da sempre lotta per la laicità della scuola pubblica, annunciando che diffiderà la dirigente dell’istituto comprensivo dal continuare, “perché ci sono dei genitori che non sono d’accordo e si va a impattare su quelle poche famiglie che non volevano che il figlio facesse religione cattolica. Quella resta un’ora di religione cattolica, altrimenti non si spiega perché, se è un’ora di diverse religioni, a insegnare ci sia solo un docente designato dalla Curia”, dice Bruno Moretto del comitato.
Anche la Curia ribadisce al quotidiano che l’ora di religione resta “ora di religione cattolica”. Attraverso don Paolo Marabini, direttore dell’ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica, spiega che il progetto in questione è pensato per un particolare contesto.
Insomma, l’esperimento di Bologna non sembra accontentare nessuna delle due parti. Viene da chiedersi, però, cosa ne pensano gli studenti che sino ad oggi hanno partecipato al progetto.
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