Ora di religione, il Vaticano chiude alla “multiculturalità”
L’ora di religione non può essere “multiculturale”: a sostenerlo è la Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica in una lettera-circolare, indirizzata ai presidenti delle Conferenze Episcopali, sull'”insegnamento della religione nella scuola”, firmata dal Prefetto della Congregazione, cardinale Zenon Grocholewski il 5 maggio scorso, ma diffusa in questi giorni dal sito internet Zenit.
“In alcuni Paesi – si legge nel documento del Vaticano – sono state introdotte nuove regolamentazioni civili, che tendono a sostituirlo con un insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa, anche in contrasto con le scelte e l’indirizzo educativo che i genitori e la Chiesa intendono dare alla formazione delle nuove generazioni”. Il punto è che secondo la Congregazione vaticana “spetta alla Chiesa stabilire i contenuti autentici dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola, che garantisce, di fronte ai genitori e agli stessi alunni l’autenticità dell’insegnamento che si trasmette come cattolico”. Nello specifico “spetta alla Conferenza Episcopale emanare norme generali su questo campo d’azione, e spetta al Vescovo diocesano regolarlo e vigilare su di esso”. La tesi complessiva che sostiene la Santa Sede è quindi completamente opposta all’interpretazione dati dai giudici del Tar del Lazio, lo scorso 17 luglio, a seguito del ricorso di 24 associazioni laiche o rappresentanti religioni non cattoliche. L’organo cattolico ritiene infatti necessario che “l’insegnamento religioso scolastico appaia come disciplina scolastica, con la stessa esigenza di sistematicità e rigore che hanno le altre discipline”. E annuncia anche che non smette mai “di denunciare l’ingiustizia che si compie quando gli alunni cattolici e le loro famiglie vengono privati dei propri diritti educativi ed è ferita la loro libertà religiosa”.
Risulta netto il dissenso contro posizioni laiciste o come quelle espresse dal Tar del Lazio, che di fatto ha negato l’equipollenza della religione cattolica agli altri corsi extra-curricolari utili alla costituzione dei crediti scolastici della maturità: per la Congregazione dell’Educazione Cattolica “la marginalizzazione dell’insegnamento della religione nella scuola equivale, almeno in pratica, ad assumere una posizione ideologica che può indurre all’errore o produrre un danno agli alunni. Inoltre si potrebbe anche creare confusione o generare relativismo o indifferentismo religioso se l’insegnamento della religione fosse limitato ad un’esposizione delle diverse religioni, in un modo comparativo e ‘neutro'”. La presa di posizione della Santa Sede ha comportato non poche reazioni e critiche da parte degli addetti ai lavori. Particolarmente significative le osservazioni di Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola, che ha detto di non comprendere dove sia la preoccupazione rappresentata dal documento vaticano. Che non avrebbe colto il cuore del problema.
“La questione che oggi la scuola italiana si trova ad affrontare – ha detto il segretario – è un’altra: come assicurare a tutti gli studenti, anche a quanti decidono di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica che è facoltativo, una efficace attività alternativa e soprattutto come evitare la divisione degli studenti in base all’appartenenza religiosa. La scuola può essere una straordinaria sede di integrazione culturale. Questa delicata funzione viene svolta quotidianamente da tanti insegnanti che, senza supporto, affrontano concretamente il processo formativo ed educativo dei loro studenti con grande equilibrio e rispetto”. Ora, secondo la Uil questo lavoro, che non riguarda non la singola ora ma l’insieme delle attività dei docenti, non avrebbe ancora riconosciuto il supporto adeguato. “L’attività generale di insegnamento, il portare più conoscenze a tutti i ragazzi, funzione essenziale della professione docente, permette di costruire – conclude Di Menna – una coscienza critica e di favorire la giusta e rispettosa collocazione del rapporto con la religione. In questo senso è proprio nell’esperienza concreta di tanti insegnanti che si realizza la pratica di un laicismo moderno”.
Critica anche la Rete degli studenti, secondo cui la Congregazione Vaticana per l’Educazione Cattolica chiede chiaramente “che l’ora di religione rimanga saldamente l’insegnamento di religione cattolica e non diventi un’ora di insegnamento etico”. Per l’associazione studentesca è “un’impostazione lontana anni luce da quella della maggior parte degli studenti che, come rivela anche un recente sondaggio di Studenti.it, pensano che l’ora di religione cattolica dovrebbe essere riformata e rivista, aprendola allo studio di altre religioni o trasformandola in un’ora di discussione su temi etici e sociali”.