Ora di religione, la Cei non arretra: non è catechesi e i prof li scegliamo noi
Sull’ora di religione a scuola, la Conferenza episcopale italiana non arretra di un millimetro la propria posizione. A sostenerlo è stato, il 28 settembre, monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, nel corso di una conferenza stampa che ha concluso i lavori del consiglio episcopale permanente. Crociata ha ribadito che l’insegnamento della religione cattolica a scuola "non è indottrinamento, non è catechesi, ma è insegnamento culturale di una religione che ha una sua specifica identità confessionale". A chi domandava se insistere sul carattere culturale di questo insegnamento non offra il fianco alla contestazione di chi sostiene che l’insegnante di religione non dovrebbe essere pre-selezionato dai vescovi, mons. Crociata ha risposto che "è responsabilità dei vescovi assicurare qualità culturale, dottrinale e didattica degli insegnanti" e che "la Chiesa non ha interesse ad abbassare il livello dell’insegnamento, ma ad offrirlo nella sua forma più alta".
La posizione del monsignore non sembra quindi dare speranze a coloro che nei giorni scorsi, in particolare il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, avevano auspicato un aggiornamento delle modalità di scelta e inquadramento dei docenti di religione cattolica in Italia. Crociata ha anche spiegato che, anche dopo la polemica sul tema innescata da alcune dichiarazioni del ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, con il responsabile del Miur permangono "rapporti istituzionali": essi, ha sottolineato il segretario generale della Cei, sono "improntati alla più grande correttezza e cordialità, come mostra la foto della recente firma del ministro e del cardinale presidente Bagnasco di un’intesa sui programmi scolastici". Firma, risalente a fine giugno, che, però, per qualche giorno evidentemente Profumo ha dimenticato di avere apposto.