Al Senato è stata presentata una mozione da Riccardo Nencini e firmata da Emma Bonino (+Europa); Maurizio Buccarella (Gruppo Misto); Roberto Rampi (PD); Loredana De Petris (LEU); Carlo Martelli (Gruppo Misto); Tommaso Cerno (PD); Matteo Mantero (Movimento 5 Stelle), Saverio De Bonis (Gruppo misto) per chiedere al Governo di rivedere le procedure per la revisione del Concordato stipulato nel 1984 tra lo Stato italiano e il Vaticano, con conseguente abolizione dell’ora di religione cattolica.
I docenti sono pagati dallo Stato e supportati dalla Chiesa: i motivi dei senatori
Il testo della mozione riporta un preambolo in cui vengono riportati i motivi principali per intervenire sul Concordato: “la religione cattolica è rimasta di fatto ‘religione di Stato’ e il suo insegnamento in molte scuole è tuttora di fatto ‘obbligatorio’, per la casualità o la totale mancanza di alternative”.
Inoltre, “lo stipendio dei suoi insegnanti è a carico dello Stato ed essi entrano nei ruoli della scuola senza concorso, con l’impegno a trovare loro un’altra collocazione nel caso in cui la Chiesa, che li designa, ritiri loro la sua legittimazione”
Inoltre, secondo i senatori firmatari, “tutti questi privilegi contrastano con la crescente secolarizzazione della società italiana dove i cattolici praticanti sono circa il 30 per cento della popolazione, e scendono al di sotto di questa percentuale fra i giovani”
La risposta dello Snadir: “Solo stereotipi e superficialità”
Non si è fatta attendere la risposta dello Snadir, il sindacato degli insegnanti di religione. La presa di posizione di Orazio Ruscica, numero uno dell’organizzazione, in merito a tale proposta, evidenzia forse un contrasto fra lo stato laico e cattolico che è destinato a durare negli anni: “in risposta a tali insinuazioni, iniziamo col ricordare a chi ancora una volta affronta la questione dell’Irc in maniera superficiale e stereotipata, che le attività in ordine all’insegnamento della religione cattolica rappresentano nella scuola un momento puramente culturale e formativo” e che “non si tratta di un’ora di catechesi in contrasto con ‘la crescente secolarizzazione della società italiana’, né di un infimo tentativo di violazione del principio di laicità dello stato. Quello che l’ora di religione si propone di essere all’interno della scuola italiana è piuttosto uno spazio di formazione culturale indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita e delle tradizioni del nostro Paese e della nostra società”.
Ruscica sottolinea anche che non si tratta di docenti che entrano nei ruoli della scuola senza concorso, “ma di insegnanti che hanno alle spalle un solido percorso di studio di livello universitario e post universitario, quindi formati, preparati e attenti alle vite e alle storie dei nostri studenti e attaccati a un’idea di scuola basata sulla centralità della conoscenza e del sapere costruiti a partire dalle pratiche di collaborazione, corresponsabilità, dialogo e rispetto reciproco”.
Quanto invece alla mancanza di alternative all’ora di religione, le motivazioni sono diverse, conclude lo Snadir: “mancanza di personale, carenza di fondi, poche (spesso pochissime) richieste. Spesso, inoltre, il motivo per cui non viene attivata l’attività alternativa è perché tra le scelte successive all’avvalersi oppure no dell’insegnamento della religione cattolica, rimane ancora oggi la possibilità di “uscire da scuola”.
Religione cattolica: si lavora alla stabilizzazione dei precari
Nel frattempo, a proposito di docenti di religione cattolica, è partito l’iter del progetto di legge n.1606 “Delega al Governo per la definizione di procedure volte alla stabilizzazione dei docenti precari di religione cattolica” a firma Frate-Angiola.
La proposta, come abbiamo scritto in precedenza, prevede l’indizione di un concorso riservato con la sola prova orale non selettiva per i docenti di religione cattolica con 36 mesi di servizio.
La graduatoria di questo concorso, che diventerà ad esaurimento, attribuirà un punteggio fino a un massimo di 100 punti, così suddivisi:
– 30 punti riservati alla prova orale non selettiva, da svolgersi esclusivamente sui contenuti previsti dalla legge 186/2003.
Anche i sindacati hanno posto l’attenzione sul precariato di religione e hanno deciso di chiedere il sostegno della Conferenza episcopale italiana.