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Orario a 24 ore: anche l’Anp dice no

Chi per tre anni e mezzo ha ininterrottamente dichiarato che “peggio di Gelmini non si può” perché mai si era visto un Ministro decidere senza ascoltare nessuno, forse adesso si dovrà ricredere.
C’è da chiedersi infatti a chi mai il ministro Profumo abbia chiesto un parere prima di dare il via libera sulla disposizione per l’aumento dell’orario di insegnamento di tutti docenti.
Finora, infatti, il Ministro non è riuscito ad incassare neppure un mezzo consenso su una proposta che appare francamente un po’ bizzarra e improvvisata.
Dopo la bocciatura (scontata) dei sindacati è arrivata quella (molto meno scontata) dei partiti di maggioranza (Pdl compreso).
Ed è di queste ore la presa di posizione anche dell’Anp, che in passato aveva mostrato di apprezzare scelte politiche impopolari in campo scolastico.
Ma questa volta lo stesso sindacato di Giorgio Rembado che si mostra piuttosto contrariato e non esita a parlare di “schiaffo morale” ai docenti.
In un’ampia e articolata lettera aperta indirizzata al Ministro Profumo e ai membri del Parlamento l’Anp solleva tutta una serie di perplessità pur dichiarando di non essere “pregiudizievolmente contraria ad un aumento dell’orario di  esercizio della funzione docente”.
Su un aumento dell’orario complessivo dell’impegno dei docenti – sostiene l’Anp – si può discutere perchè esso potrebbe essere finalizzato ad introdurre l’organico funzionale e a dare quindi piena attuazione dell’autonomia.
Ma poi Rembado elenca tre buone ragioni di totale dissenso:
1) si viene a creare una grave rottura del rapporto sinallagmatico tra prestazione lavorativa e retribuzione dei docenti (sostanzialmente a circa un terzo di orario obbligatorio aggiuntivo non corrisponde alcun compenso economico);
2) la misura inusualmente elevata dell’aggravio di lavoro imposto suona come uno “schiaffo morale” alla categoria dei docenti, il cui lavoro viene implicitamente considerato di così poco momento da poterne variare l’entità in qualunque misura e in qualunque occasione, senza alcuna condivisione con gli interessati e senza corrispettivi sostanziali;
3) si ritorna a determinare per legge gli stipendi dei docenti, mentre nelle altre pubbliche amministrazioni il trattamento economico continuerebbe ad essere definito per via contrattuale.
Senza contare, conclude l’Anp, che “un aumento delle ore settimanali d’obbligo di insegnamento tout court ‐ così come previsto nel disegno di legge del Governo ‐ non sembra andare nella direzione auspicata del miglioramento di qualità dell’istruzione e della formazione”.
Gli insegnanti, insomma hanno bisogno di essere ri-motivati e considerati, non certamente di essere “sbertucciati”. Le riforme non si possono fare con docenti demotivati e messi alla berlina ogni giorno di più.
A meno che il disegno non sia proprio quello di far fallire comunque ogni possibile operazione di rilancio della scuola di Stato.

Reginaldo Palermo

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