Le indiscrezioni apparse sul quotidiano “La Repubblica” di lunedì 22 ottobre trovano conferma anche dagli ambienti politici: le forti proteste per l’allungamento dell’orario settimanale dei docenti della scuola media e superiore da 18 a 24 ore avrebbero convinto il Governo a fare un passo indietro. E a rimandare l’ipotesi di ampliamento delle ore frontali in un ambito di confronto con i sindacati e le parti sociali coinvolte.
La decisione di intraprendere un dibattito costruttivo, con tempi più decisamente più lunghi di quelli che si sarebbero voluti imporre attraverso la Legge di Stabilità (l’obiettivo sarebbe il 2015 se non più il 2013) è stata prima fatta intendere dal sottosegretario Marco Rossi Doria, attraverso un’intervista allo stesso quotidiano romano.
E successivamente ribadita da alcuni responsabili politici che si stanno avvicendando a Palazzo Chigi per incontrare il premier, Mario Monti, proprio per un confronto di idee sul ddl Stabilità.
Le insistenze sono tali che il presidente del Consiglio avrebbe già ammesso il passo indietro del suo Governo. “Sulla scuola è in atto un ripensamento, ho visto che il Ministro Profumo ha già in atto un ripensamento“, ha detto il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, dopo l’incontro tenuto nel pomeriggio del 22 ottobre.
Le stesse indicazioni sono arrivate dal Partito democratico. “Siamo fiduciosi che la discussione in Parlamento possa migliorare la legge di stabilità“, ha detto il vicesegretario del Pd Enrico Letta, al termine dell’incontro, durato circa un’ora e mezzo, tenuto con Monti a palazzo Chigi qualche ora prima.
“Abbiamo discusso con Monti di legge di stabilità e delle preoccupazioni che il Pd ha espresso su scuola che in questi anni è già stata troppo tartassata e sul fisco e per non danneggiare le fasce deboli della popolazione specie sui mutui per le prime case“, ha spiegato Letta, sottolineando che “questi saranno giorni di discussioni e confronto” dicendosi “fiducioso che la discussione in Parlamento possa migliorare il testo“.
Il miglioramento, tuttavia, per Letta non passa attraverso l’introduzione di una patrimoniale: “un’altra tassazione ulteriore sarebbe un errore, sono fiducioso di poter trovare una soluzione dentro questa manovra e nei saldi decisi“. L’impressione è che i soldi per la scuola, servono meno di 200 milioni di euro, dovranno essere trovati negli sprechi o gli eccessi (se ve ne sono ancora) presenti nella scuola stessa.
“Abbiamo discusso con Monti di legge di stabilità e delle preoccupazioni che il Pd ha espresso su scuola che in questi anni è già stata troppo tartassata e sul fisco e per non danneggiare le fasce deboli della popolazione specie sui mutui per le prime case“, ha spiegato Letta, sottolineando che “questi saranno giorni di discussioni e confronto” dicendosi “fiducioso che la discussione in Parlamento possa migliorare il testo“.
Il miglioramento, tuttavia, per Letta non passa attraverso l’introduzione di una patrimoniale: “un’altra tassazione ulteriore sarebbe un errore, sono fiducioso di poter trovare una soluzione dentro questa manovra e nei saldi decisi“. L’impressione è che i soldi per la scuola, servono meno di 200 milioni di euro, dovranno essere trovati negli sprechi o gli eccessi (se ve ne sono ancora) presenti nella scuola stessa.
Intanto, dai deputati democratici componenti delle commissione Cultura della Camera, è stata inviata agli insegnanti italiani una lettera aperta attraverso cui sottolineano il loro dissenso per la Legge di Stabilità: Maria Coscia, Giovanni Bachelet, Emilia De Biasi, Rosa Bruna De Pasquale, Maria Letizia De Torre, Ricardo Franco Levi, Giovanni Lolli, Manuela Ghizzoni, Eugenio Mazzarella, Caterina Pes, Sabina Rossa, Antonino Russo, Alessandra Siragusa, Walter Tocci.
“Siamo nettamente contrari all’innalzamento a 24 ore – scrivono nella lettera i deputati Pd – , peraltro senza incremento della retribuzione, dell’orario di lavoro degli insegnati che il governo ha inserito nella legge di stabilità. Non condividiamo questo intervento, sia nel merito che nel metodo. Nel merito: la proposta del ministro Profumo tradisce la mancanza di un progetto complessivo che abbia una visione della scuola che punti sulla qualità dell`istruzione per gli studenti, sul ruolo docente, su cosa significhi “insegnare” e che abbia la consapevolezza che, al di là delle ore di lezione in classe, sono tante le ore in più che l’esercizio di questa professione richiede nel corso della giornata. Una proposta che, oltre al vuoto programmatico dimostrato, avrebbe una pesante ricaduta anche sugli insegnanti precari e soprannumerari. Nel metodo: attraverso una legge di stabilità, varata in un momento di crisi, il governo senza colpo ferire tenta di innalzare a 24 le ore di lezione frontale, agendo contro il CCNL e gli accordi sindacali, senza alcun progetto se non tagliare cattedre, senza alcuna attenzione per la dignità dei docenti. In Parlamento – concludonamo questo intervento no – noi ci impegneremo per cambiare una norma iniqua e che svilisce la dignità degli insegnanti“.
“Siamo nettamente contrari all’innalzamento a 24 ore – scrivono nella lettera i deputati Pd – , peraltro senza incremento della retribuzione, dell’orario di lavoro degli insegnati che il governo ha inserito nella legge di stabilità. Non condividiamo questo intervento, sia nel merito che nel metodo. Nel merito: la proposta del ministro Profumo tradisce la mancanza di un progetto complessivo che abbia una visione della scuola che punti sulla qualità dell`istruzione per gli studenti, sul ruolo docente, su cosa significhi “insegnare” e che abbia la consapevolezza che, al di là delle ore di lezione in classe, sono tante le ore in più che l’esercizio di questa professione richiede nel corso della giornata. Una proposta che, oltre al vuoto programmatico dimostrato, avrebbe una pesante ricaduta anche sugli insegnanti precari e soprannumerari. Nel metodo: attraverso una legge di stabilità, varata in un momento di crisi, il governo senza colpo ferire tenta di innalzare a 24 le ore di lezione frontale, agendo contro il CCNL e gli accordi sindacali, senza alcun progetto se non tagliare cattedre, senza alcuna attenzione per la dignità dei docenti. In Parlamento – concludonamo questo intervento no – noi ci impegneremo per cambiare una norma iniqua e che svilisce la dignità degli insegnanti“.
Insomma, il fronte del no alle 24 ore sembra sempre più allargarsi. Tanto che il testo sul ddl Stabilità sembrerebbe davvero per essere modificato. I più realisti parlano di un’ipotesi a metà strada, con l’incremento che diventerebbe di due-tre ore (quindi arrivando a 21 ore complessive settimanali). I più ottimisti parlano di articolo da stralciare. Nelle prossime settimane vedremo quali saranno gli esiti.