A dare qualche aggiustatina al famigerato algoritmo ministeriale ci pensa spesso il giudice del lavoro, come è avvenuto col caso di un’insegnante di scuola primaria che ha fatto ricorso d’urgenza contro il Miur, proprio per gli esiti della mobilità territoriale cui ha partecipato. Il giudice ha stabilito che la docente debba essere assegnata all’ambito territoriale di Taranto 0023 in luogo di quello di Piacenza 0014, dove l’ha invece collocata l’algoritmo del ministero.
L’insegnante, donna, madre, invalida civile al 50% e portatrice di handicap è stata assunta nel 2015/16 nella cosiddetta “fase c” e in questa fase ha avuto come sede provvisoria una scuola vicino
Tuttavia la mobilità straordinaria ha portato la docente in provincia di Piacenza, nell’ambito 0014, sua ventinovesima preferenza nell’ordine di cento compilato per la presentazione della domanda. Un destino comune a molti suoi colleghi, reso ancora più inaccettabile dal fatto che nel secondo ambito indicato dalla maestra (Puglia 0023, corrispondente al versante orientale della provincia di Taranto) sono rientrati docenti della medesima fase di mobilità, con punteggi inferiori e senza le precedenze stabilite dal contratto nazionale.
Motivo questo che ha portato il giudice ad accogliere il ricorso dell’insegnante, riconoscendo tra l’altro, anche “l’irreparabilità del danno” per “la pesante incidenza di un trasferimento a notevole distanza sulla sfera personale, familiare e sociale” dell’insegnante che è moglie, madre e invalida e condannando il Miur al rimborso delle spese di circa 250 euro e di 1250 euro per compensi professionali.
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Assunta a scuola ma tre giorni dopo è di nuovo supplente
«Da vincitrice di concorso, come docente di spagnolo, assunta in ruolo a tempo indeterminato nell’ambito di Livorno, nel giro di qualche giorno mi sono trovata senza posto. E sono stata fortunata ad ottenere una supplenza annuale: l’alternativa era rimanere a casa. Questa la mia storia. Identica a quella di altre colleghe. Voglio raccontarla perché si capisca cosa accade davvero nella scuola»
La Nazione racconta l’ennesima storia di “malascuola”
«Il fatto è che le pratiche dovevano essere sbrigate in grande fretta e così sono andata a firmare la presa di servizio a tempo indeterminato. Sono tornata dopo per essere a disposizione per eventuali necessità. Inutilmente visto che quella era solo un ‘polo’ in attesa dell’assegnazione alla Media, in via definitiva».
Finchè «viene il bello. Perché il 20 settembre scopro dal sito dell’Ufficio scolastico regionale, senza ricevere alcuna comunicazione, che con la revisione dell’assegnazione degli ambiti ero stato esclusa dall’assegnazione. Niente ruolo, insomma. Come se non avessi già firmato il contratto!»
«Nessuno dice che devi essere inserito in ruolo in via definitiva per forza e subito. Ma se mi chiami e mi fai correre per prendere servizio e poi ti ritrovi senza posto è logico che uno si arrabbia. Per di più senza che nessuno ti abbia fatto una comunicazione ufficiale diretta. Ho scritto tutto in una lettera inviata all’Usp Livorno, all’Usr Toscana, al Miur e persino alla presidenza del Consiglio».
«Se la situazione non si risolverà, l’ultima spiaggia sarà tutelarmi davanti al giudice del lavoro. Meno male che intanto ho trovato una supplenza, come docente di sostegno però, a Staggia. Quanto accaduto è veramente incredibile».
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