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Organi collegiali: una riforma poco conosciuta

Quando nel febbraio scorso la Commissione Cultura della Camera dei deputati approvò il testo del disegno di legge sulla riforma degli organi collegiali, in molti hanno pensato che i tempi fossero maturi per un cambiamento della composizione e del funzionamento degli organi d’istituto.
In realtà, il testo aveva suscitato perplessità e qualche dissenso persino all’interno della maggioranza di Governo e da più parti erano stati individuati elementi di contraddizione. Anche per questo motivo, l’iter per la riforma ha subìto un rallentamento e il disegno di legge deve ancora essere sottoposto al vaglio parlamentare. Peraltro, sono evidentemente altre le questioni considerate urgenti o i provvedimenti ritenuti prioritari dalla maggioranza, per i quali la discussione in Aula gode di una corsia preferenziale. Ma si sa: la scuola può attendere.
Intanto, però, entro il 31 ottobre si dovrà votare, come riportato nella nota ministeriale n. 3730/A3 del 2 settembre 2002 che trasmette il D.M. n. 94/2002, per il rinnovo dei rappresentanti degli studenti nelle Consulte provinciali. La circolare ministeriale n. 107 del 2 ottobre 2002 precisa, invece, che "non essendo ancora intervenuta la revisione della disciplina degli organi collegiali a livello di singola istituzione scolastica anche per l’anno scolastico 2002/2003 dovranno essere indette le elezioni dei consigli di classe, interclasse ed intersezione, e dei consigli di circolo/istituto cessati con il decorso anno scolastico". Relativamente ai consigli di circolo e d’istituto, la data delle votazioni sarà fissata, per il territorio di competenza, dai direttori generali degli Uffici scolastici regionali in un giorno festivo (si potrà votare anche la mattina del giorno successivo).
I docenti italiani sembrano comunque complessivamente favorevoli alla riforma degli organi collegiali. E’ quanto emerge da una ricerca condotta da Chiquadro, il laboratorio per gli studi sociali dell’agenzia di comunicazione "La Fabbrica". Ma il dato che va subito evidenziato riguarda l’alta percentuale di insegnanti (il 54% di un campione di oltre 500 intervistati) che dichiarano di avere una conoscenza soltanto superficiale del disegno di legge sulla riforma degli organi collegiali. E addirittura il 37% afferma di non saperne nulla o quasi. Evidentemente, su tale questione c’è stato un difetto di comunicazione ed uno scarso coinvolgimento del corpo docente.
Resi partecipi della proposta dalle domande del questionario, alla fine, però, quasi la metà dei docenti (49%) assegna un "sufficiente" al progetto di riforma e la percentuale sale al 53% se ci si limita al parere di coloro che in passato hanno fatto parte almeno una volta del Consiglio d’istituto (cioè il 56% del campione utilizzato per l’indagine). Comunque, al di là del giudizio di merito sulla proposta di riforma, il 61% degli insegnanti ritiene che sia comunque corretto cambiare gli organi collegiali nella "scuola dell’autonomia".
Ma dove sale notevolmente il numero dei "favorevoli" è su alcuni particolari punti della progettata riforma: ad esempio, ben l’84% degli insegnanti ritiene opportuna la presenza nel Consiglio della Scuola (il nuovo organo collegiale che dovrebbe sostituire il Consiglio d’Istituto) di un rappresentante dell’ente tenuto alla fornitura dei locali scolastici. Per coloro che si sono espressi favorevolmente, questa figura, per la quale sono richieste (secondo il 68% degli intervistati) "competenze di tipo tecnico", avrà "un ruolo di interfaccia tra la scuola e l’ente rappresentato".
Inoltre, il 61% dei docenti si pronuncia a favore della proposta di istituire un Nucleo di valutazione dell’istituto, organo che dovrà tener conto delle finalità fissate dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Scolastico. Ed il 68% degli insegnanti contattati per la ricerca condotta dall’agenzia milanese "La Fabbrica" auspica che i risultati della valutazione influenzino concretamente le attività delle singole scuole.  

Andrea Toscano

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