Arrivano dalle sedi sindacali le proteste sull’avvio del nuovo anno.
Il tema è quello degli organici aggiuntivi messi a disposizione dei diversi Uffici regionali utilizzando i fondi stanziati con il Decreto Rilancio.
Una delle prime proteste arriva dalla Sicilia, dove le segreterie dei sindacati scuola sottolineano che “le somme stanziate dal Ministero dell’Istruzione per l’assunzione del personale scolastico in Sicilia sono insufficienti per garantire la ripartenza dell’anno scolastico in sicurezza” e che “non bastano solo 3.600 docenti e 2.300 Ata in più per fronteggiare l’emergenza covid”.
Per la verità, alla Sicilia è stato assegnato complessivamente poco meno del 10% dell’intero budget nazionale, fondo in linea con la percentuale di alunni rispetto al dato nazionale.
Il fatto è che la ripartizione fra le regioni è stata fatta garantendo a tutti una quota del 50% proporzionale al numero degli studenti; il rimanente 50% è stato invece assegnato sulla base delle richieste avanzate dalle scuole.
E così è capitato che la Calabria, con un 3,6% di alunni rispetto al totale nazionale è riuscita ad ottenere una somma di poco inferiore a quella della Sicilia, che ha quasi il triplo degli alunni.
I sindacati dell’isola osservano che in tal modo a ciascuna istituzione scolastica arriveranno in media appena tre docenti in più, mentre ne servirebbe un numero molto maggiore.
D’altronde in Lombardia e in Veneto, dove le scuole – anche su indicazione dei rispettivi Uffici regionali – sono state più parsimoniose nel fare le richieste non ci saranno neppure 2 docenti in più per ogni istituzione scolastica.
Il problema era stato sollevato da più parti già nei giorni scorsi.
Persino le Regioni, in sede di Conferenza unificata, aveva manifestato non poche perplessità sui criteri di riparto, ma – complice la necessità di emanare il decreto con la massima celerità possibile – alla fine ne è uscito un provvedimento che scontenta molti.6
I sindacati siciliani contestano anche il fatto che fra i fondi assegnati alle scuole vi sono anche quelli destinati alla formazione del personale Ata finalizzata all’assistenza agli studenti disabili.
“Su questo – sottolineano – siamo decisamente contrari; a fronte di un organico insufficiente di personale collaboratore scolastico nelle scuole, non può fare seguito l’attribuzione di ulteriori funzioni alla categoria già sottoposta a carichi di lavoro non indifferenti”.
“Inoltre, tale formazione – proseguono i sindacati – prevede obiettivi specifici di natura medico- infermieristica che nulla hanno a che fare con le mansioni del suddetto personale previste dal contratto. Di fatto, dello svolgimento di tali compiti, si occupa da diversi anni una categoria di personale del comune e delle cooperative della provincia specializzata e legittimata ai ruoli di assistenza igienico-sanitaria, che attualmente conta più di 2.000 unità”.
“Tale servizio – concludono i sindacati – deve continuare ad essere svolto da questo personale specializzato che opera in modo competente e con professionalità ed efficienza ed è altresì autorizzato all’espletamento di compiti specifici di carattere sanitario, come ad esempio la somministrazione di farmaci per terapie salvavita”.