Home Politica scolastica Organici al buio, pochi posti per trasferimenti e assunzioni: solo il Miur...

Organici al buio, pochi posti per trasferimenti e assunzioni: solo il Miur non lo sapeva

CONDIVIDI

Niente da fare. Altro che 25mila posti trasformati in organico di diritto, alla fine l’ha spuntata il Mef: non si arriverà a 10mila.

A rivelare i numeri sono stati i sindacati di comparto, decisamente contrariati dall’esito dell’incontro tenuto il 4 maggio al ministero dell’Istruzione. Tanto da paventare la possibilità di uno sciopero nazionale.

Ora si comprende anche perché il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, continuava a non sbilanciarsi e a non rispondere alle sollecitazioni del dicastero di Viale Trastevere, ricordando che nel conteggio di un precario che si assume a tempo indeterminato vanno calcolati pureprogressioni e ricostruzioni di carriera, oltre che la tredicesima e diverse altre ‘voci’.

E siccome le risorse stanziate nella legge di bilancio 2017 avevano un limite ben preciso – un fondo di 140 milioni di euro per quest’anno e 400 milioni dal 2018 da ripartire con decreto – al Mef sapevano bene che la proposta dei 25mila posti da portare nell’organico “vero”, giunta prima dall’ex ministro Stefania Giannini e negli ultimi mesi dall’attuale responsabile del Miur Valeria Fedeli, non sarebbe potuta andare in porto.

Resta da capire, a questo punto, il motivo per cui per oltre sei mesi dal dicastero dell’Istruzione si è continuato a dire, con fermezza, che la prossima estate avrebbe portato 25mila posti in più da utilizzare per mobilità e immissioni in ruolo. I silenzi di Padoan, in realtà, erano più rivelatori di cento spiegazioni.

Ancora di più perché le rigidità del Mef non sono un evento insolito. Ma la prassi. Il dicastero dell’Economia, del resto, sa bene che mettere in carico dello Stato oltre 15mila docenti in più di quanto possano tollerare le finanze pubbliche, alla lunga si rivela un boomerang.

Al massimo si arriverà, invece, a 12.600 assunzioni: esattamente la metà di quelle indicate dal Miur.

 

{loadposition carta-docente}

 

I sindacati, dicevamo, non ci stanno: la Uil Scuola ricorda che “la differenza retributiva tra un docente in organico di fatto e uno di diritto è rappresentata solo dal pagamento dei due mesi estivi, luglio e agosto, senza considerare che di soldi pubblici per il pagamento del residuo di ferie non godute e per le indennità di disoccupazione, sono quantificabili almeno in un altro mese di retribuzione”.

Il sindacato, certamente, fa il suo lavoro: non considera, però, che negli anni quei docenti hanno accumulato supplenze. Le quali, in fase di ricostruzione di carriera, fanno lievitare lo stipendio di alcune centinaia di euro.

La Flc-Cgil, dal canto suo, parla di assunzioni sottostimate, ma anche di “un ritardo intollerabile, specie se si tiene conto che a breve i collegi dei docenti saranno chiamati a individuare i requisiti per l’assegnazione dei docenti da ambito a scuola. Operazione che dovranno fare al buio, visto che le scuole non sono state messe neanche nelle condizioni di conoscere i posti di organico assegnati. La scuola si trova a soddisfare un massimalismo dei bisogni a fronte di un minimalismo di risorse di organico (docenti, educatori e ATA)”.

Insomma, al di là delle buone intenzioni, anche il Governo Gentiloni ha dovuto piegarsi alle esigenze del dicastero di Via XX Settembre. Dove probabilmente non sanno o non vogliono sapere cosa sia la supplentite, altro che cancellata; ma conoscono a menadito i bilanci e le economie. La cui salvaguardia viene, purtroppo, sempre prima del futuro professionale dei precari della scuola, ma anche del personale docente di ruolo che sperava negli incrementi di posti vacanti per trasferirsi di sede e avvicinarsi a casa.

{loadposition facebook}