Archiviata la questione degli organici dei docenti si aprirà nei prossimi giorni il tema degli Ata che, in particolar modo quest’anno, si presenta molto complesso e delicato anche a causa delle ricadute derivanti dal dimensionamento delle istituzioni scolastiche.
Il nodi sono numerosi.
Intanto bisognerà capire come, nel concreto, si potrà assicurare il funzionamento delle istituzioni scolastiche che non raggiungono il tetto minimo di 600 alunni: la legge 183/2011 (comma 70 dell’articolo 4) prevede infatti che a tali scuole (che comunque non potranno avere un dirigente proprio) debba essere assegnato anche un direttore dei servizi già titolare in altra sede.
Potrà dunque capitare che dirigenti e direttori titolari di sedi di consistenti dimensioni (1000-1200 alunni) dovranno occuparsi anche di una istituzione scolastica di 5-600 alunni. Il buon funzionamento di entrambe le scuole potrebbe risultarne compromesso.
Ma il punto più delicato riguarda i collaboratori scolastici.
Il perché è presto detto.
L’organico nazionale dei collaboratori dovrà fare i conti con due tendenze contrastanti: da un lato non dovrebbe variare rispetto a quello attuale (120mila al netto degli accantonamenti per l’esternalizzazione dei servizi ausiliari) come continua a garantire il Ministro, mentre d’altro potrebbe diminuire (e di molto) soprattutto in quelle realtà che sono state sottoposte al dimensionamento scolastico.
Si può ipotizzare che a seguito del dimensionamento i collaboratori possano diminuire di cica 3mila unità (ma si tratta di una previsione ottimistica).
La domanda è: che fine faranno i 2mila posti così risparmiati ?
C’è chi spera ancora che le tabelle per il calcolo del personale spettante a ciascuna istituzione scolastica possano essere riviste in modo che si eviti il taglio di posti Ata, ma l’ipotesi non appare molto realistica almeno allo stato attuale (solo pochi giorni fa il vice-ministro Grilli ha ventilato l’ipotesi che la prossima manovra finanziaria possa riguardare anche la scuola).
Il rischio maggiore potrebbe essere però un altro: se le tabelle per il calcolo dei posti spettanti alle scuole non verranno ritoccate e se i 3mila posti risparmiati dovessero rimanere comunque disponibili, accadrà inevitabilmente che i posti saranno ridistribuiti su tutto il territorio nazionale. In tal modo accadrà che i risparmi derivanti dai “sacrifici” delle scuole dimensionate andranno anche a beneficio di quei territori dove di dimensionamento non si è neppure parlato.
Per il 7 maggio, comunque, è in calendario il primo incontro fra Ministero e sindacati per l’esame del problema. Difficilmente si potranno avere già numeri e tabelle ma perlomeno si potranno conoscere gli orientamenti dell’Amministrazione scolastica.
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