Tutto dipende dal Titolo V della Costituzione, quello che il referendum del dicembre scorso voleva modificare, proprio perché mette in conflitto molto spesso Stato e Regioni, come in questo caso.
E infatti se per un verso il Miur invia alla Conferenza unificata delle Regioni il decreto sugli organici docenti 2017/2018 e 2018/2019, relativamente all’organico triennale dell’autonomia 2017-2019, che sale a 612.626 posti comuni (nel 2016-2019 erano 601.126) e di 100.080 sul sostegno (erano 96.480 nel precedente triennio), dalle Regioni arriva un secco “No”.
Secondo il Miur la crescita è tutta legata ai 15.100 posti stabilizzati da organico di fatto in diritto, dopo il via libera del ministero dell’Economia.
Per le Regioni infatti il Miur «non ha ancora esplicitato i criteri di riparto che appaiono pertanto poco chiari e non condivisibili».
Di qui il parere negativo trasmesso alla ministra Valeria Fedeli, anche se non ci saranno ripercussioni sulle cattedre di quest’anno.
Scrive Il Sole 24 Ore: “Il nodo riguarda essenzialmente i posti aggiuntivi, che sono finiti per incrementare l’organico di diritto. I posti inoltre che potranno essere creati e coperti da un supplente, sono fissati in 18.762″
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