Confermo, con un esempio pratico ai limiti dell’assurdo, quanto sostiene Lucio Ficara nell’articolo dell’8 maggio scorso – e cioè che gli organici di quest’anno sono ridotti all’osso. A Torino è accaduto qualcosa che si stenterà a credere: ai primi di maggio tutti i docenti di tutte le scuole serali della città si sono visti, di colpo, recapitare una comunicazione di sovrannumerarietà.
Nella laconica circolare della Direzione dell’Ufficio scolastico provinciale che invitava i dirigenti scolastici a dichiarare tutti i loro docenti come perdenti posto, non si ravvisava alcun riferimento normativo né, tanto meno, alcuna ragione oggettiva (per esempio: drastico, anzi “epocale” crollo degli iscritti ai serali) che giustificasse la decisione.
Eppure la scuola serale dovrebbe essere importante per i nostri soloni che tutti i giorni ci ricordano l’importanza del long life learning e del “rientro in formazione”. Eppure la scuola serale offre un’opportunità concreta d i miglioramento culturale e professionale a studenti stranieri, adulti che non sono riusciti a studiare a tempo debito, giovani “espulsi” dalla scuola diurna. Ieri, 8 maggio, dopo assemblee, presidi, colloqui con i rappresentanti dell’Amministrazione, la questione si è risolta: gli organici di diritto delle scuole serali esistono di nuovo.
Cosa era accaduto, che giustificasse il taglio d’un sol colpo dell’organico di diritto dei serali torinesi? Semplici “questioni di budget” come si poteva leggere nella comunicazione del Dirigente provinciale.
E, dovendo tagliare, l’Amministrazione aveva pensato di far uscire dall’organico di diritto tutti gli insegnanti dei serali, con la scusa che poi rientravano di fatto, con la scusa che è meglio tagliare al serale che non alla scuola dell’obbligo, con il retropensiero che il serale valga meno della scuola dell’obbligo e meno di qualsiasi altro tipo di scuola. “Tanto al serale avete anche i settantenni” ci hanno detto.
Quindi, nonostante il gran parlare di long life learning quello che l’Amministrazione (mediamente, va da sé) pensa dei serali è che siano una inutile appendice della scuola italiana. Il “lieto fine” della vicenda ci insegna alcune cose e ci porta a riflettere, in primo luogo, sull’arbitrio e sull’abuso di potere che, in Italia, sta diventando la prassi per chi detiene un potere pur piccolo.
Ammalati di arbitrio e di decisionismo i burocrati e i politici italiani prendono risoluzioni che poi dovranno scontare altri. In seguito, magari, intervengono i Tar: penso ai pronunciamenti del Tar contro i tagli legati alla riforma Gelmini nell’anno scolastico 2011-2012, che, però, non hanno impedito che quei tagli venissero fatti.
Come mai? Dobbiamo chiederlo ai “decisori politici”, che nulla fanno per impegnarsi davvero non dico nel migliorare l’esistente ma almeno nel rispettare le leggi dello Stato che rappresentano. Adesso, in provincia di Torino, conti nuiamo ad avere 1800 studenti in più e circa 160 cattedre in meno. L’impegno di un gruppo di lavoratori della scuola è riuscito a far rientrare un arbitrio, ma non ci accontentiamo di questo “lieto fine” parziale: vogliamo quello ci tocca, siamo stanchi di erosione di posti di lavoro e di propaganda politica che parla di 150.000 immissioni in ruolo e di “organico funzionale” (funzionale a cosa?), siamo stanchi della precarietà come condizione esistenziale del lavoratore italiano, siamo stanchi di una classe dominante che non rispetta gli insegnanti se non a parole (a volte, come ha recentemente dimostrato il ministro Giannini, nemmeno a parole).
Ancora un’annotazione sul ruolo dei dirigenti scolastici, i cui poteri Renzi vorrebbe rafforzare. Chiedo di immaginare come sarebbe la scuola “dell’autonomia” condotta da impavidi dirigenti come quelli che non hanno fatto la minima resistenza di fronte all’idea ingiusta, arbitraria e un po’ balzana di “azzerare” gli organici di diritto dei “loro” serali. Immaginate che bella palestra di libertà sarebbe!
La crisi della scuola è crisi sociale e va fermata: gli effetti della decadenza delle nostre scuole si ravvisano anche nei “giovani” politici: dai neutrini della Gelmini che corrono nel tunnel che parte da Ginevra ed arriva al Gran Sasso al “tram tram” di Renzi in diretta televisiva è un trionfo dell’ignoranza e, sua degna compagna, dell’arroganza.
Da Torino continueremo a lottare perché i serali si vedano restituita la quota del 30% di organico che, solo qui da noi, lo scorso anno non è stata (indebitamente) concessa; lotteremo per avere gli organici completi in tutte le scuole, lotteremo perché la “buona scuola” di Renzi non passi ed, invece, si affermino le molte buone idee che abbiamo noi, che la scuola la conosciamo davvero e non per sentito dire.
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