Dopo la ministra uscente Valeria Fedeli, preparare la valigia nel corso della prossima estate potrebbe toccare a diverse migliaia di docenti. I sindacati hanno fatto sapere che i posti da consolidare in organico di diritto, tutti posti comuni, sono davvero pochi: 3.530. Inoltre, solo 800 posti dell’attuale organico potenziato saranno destinati all’Infanzia e 1.162 saranno i posti aggiuntivi per la riforma degli Istituti Professionali.
L’Usb parla di docenti “di nuovo con la valigia in mano”, riferendosi ai tanti assunti, soprattutto con la Fase B della Buona Scuola, che speravano in un ritorno a casa, o almeno in un avvicinamento.
“Anche quest’anno la mobilità sarà agli occhi di tantissimi colleghi lo strumento per poter ritornare nelle proprie terre, dopo gli effetti devastanti della legge 107 e del pazzo algoritmo che li ha spediti in giro per l’Italia. Ma è davvero così?”, si chiede il sindacato di base.
L’attacco ai sindacati firmatari del contratto è frontale: questa mobilità “vede ancora Cgil, Cisl, Uil e Snals firmare un contratto che riserva un misero 30% per i trasferimenti interprovinciali, senza alcun intervento serio sulla trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto e sulla stabilizzazione dei posti in deroga sul sostegno. Anziché lottare per un piano di rientro sui tanti posti in organico di fatto, i sindacati concertativi si sono inventati come soluzione la partecipazione degli esiliati al FIT per gli abilitati e a quello futuro per i laureati”.
“La Uil – continua Usb Scuola – in un suo comunicato spinge per questa soluzione, la Cisl nelle consulenze quotidiane parla di “grande opportunità” per tornare: siamo dinanzi alla folle idea che bisogna tornare ad essere precari per un anno come ulteriore soluzione per lavorare nella propria terra, dove comunque la maggior parte degli esiliati ritorna in assegnazione provvisoria ogni anno.
Parliamo ormai da tempo come USB di nuova questione meridionale, ancora di più acuita quest’anno se diamo uno sguardo all’organico di diritto del personale ATA, che vede la riduzione di posti al Sud e lo spostamento al Nord, con conseguenze pesantissime su immissioni in ruolo e trasferimenti”.
A protestare è anche l’Anief, che si chiede: “come si fa a portare in organico di diritto appena 3.530 posti, dal momento che ammontano a 80 mila, di cui la metà su sostegno, quelli assegnati con l’organico di fatto ogni anno, di cui la grande maggioranza vacanti a tutti gli effetti? Perché per la scuola dell’Infanzia arriva un ‘contentino’ di 800 posti da assegnare al potenziamento che già i presidi danno nell’organico dell’autonomia?”
E ancora: “Cosa se ne fanno gli istituti professionali di soli 1.162 posti in più, dal momento in cui la personalizzazione dei curricola, incentivata con la scuola dell’autonomia e soprattutto con la Legge 107/2015, avrebbe dovuto aumentare sensibilmente le cattedre degli Insegnanti Tecnico Pratici e gli organici sul sostegno, invece sempre bloccati al 70 per cento?”.
Il suo presidente, Marcello Pacifico, incalza: “Rimaniamo sbalorditi da queste ennesime operazioni di facciata, finalizzate esclusivamente ad assicurare pochi esborsi per l’amministrazione, ma continuando a far pagare un prezzo salatissimo agli alunni, alle loro famiglie e a tutto il personale scolastico”.
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