Categorie: Politica scolastica

Organici sempre più ridotti, mancano le idee per affrontare il problema

Un ampio servizio realizzato da Repubblica nee giorni scorsi ha riaperto la questione del calo demografico e delle sue conseguenze nella scuola.

Anche la nostra testata, che in passato si erà già occupata del tema anticipando molti dei dati forniti da Repubblica, ha ripreso la notizia che merita però qualche altra considerazione.
Il dato che balza subito agli occhi è che i numeri sono imponenti: la previsione è che nei in dieci anni il sistema scolastico italiano perderà 700mila studenti, esattamente il 10% dell’intera popolazione scolastica.
Ma l’aspetto più drammatico è che il calo non sarà affatto distribuito in modo omogeneo sul territorio nazionale: nel nord-est sarà impercettibile, mentre in alcune regioni potrebbe raggiunge percentuali pesantissime. In Sicilia e in altre aree del sud si potrebbe arrivare ad un saldo negativo prossimo al 20%, uno studente su 5 in meno rispetto a ai numeri attuali.
Il problema della carenza edilizia potrebbe risolversi nel modo meno costoso possibile: non sarà più necessario costruire nuovi edifici semplicemente perchè ci saranno molti meno alunni rispetto ad oggi.
Ciò che lascia però molto perplessi è il fatto che sembra non esserci oggi né fra le forze politiche né fra le forze sindacali e meno che mai nel “movimento” la benchè minima consapevolezza della complessità di un problema che rischia di diventare la chiave di volta dell’intera impalcatura futura della nostra scuola.

 

 

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Colpisce, per esempio, che – almeno per il momento – nessuna forza politica (neppure il M5S che peraltro punta molto su progetti di lungo respiro) abbia iniziato a fare qualche proposta per affrontare seriamente il tema.
E anche le organizzazioni sindacali sembrano interessate esclusivamente al mantenimento dello status quo e alla difesa degli organici senza essere in grado di proporre altro se non l’abbassamento del numero degli alunni per classe o l’estensione del tempo pieno (peraltro è bene ricordare che questo modello organizzativo riguarda quasi esclusivamente la scuola primaria).
Sembra insomma che fantasia e progettualità non siano oggi di casa nel dibattito politico e sindacale.  Il movimento, per parte sua, continua a rimanere fermo sulla posizione, rispettabile ma non si sa fino a che punto praticabile, dell’abrogazione della legge 107.
E nessuno sembra comprendere che il calo demografico che si preannuncia potrebbe spazzare via in poco tempo molte delle attuali certezze.
Una Conferenza nazionale della scuola potrebbe essere forse la sede per iniziare a parlare seriamente del nostro sistema scolastico e per tentare di individuare qualche soluzione che vada al di là delle polemiche contingenti su Invalsi, chiamata diretta, bonus premiale e carta del docente. Ma nutriamo più di un dubbio che questo si possa realizzare in tempi brevi.

 

Reginaldo Palermo

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