Fino a qualche giorno fa soltanto Rutger Hauer nei panni del replicante Roy Batty in Blade Runner avrebbe potuto dire, “di avere visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”. Oggi lo possono dire tanti neo immessi in ruolo dal piano di stabilizzazione dei precari voluto dal governo Renzi. Tanti, a leggere i commenti sui siti di “nicchia” o sui social, ci appaiono come un dipinto di San Sebastiano, trafitti da infinite frecce che arrivano da ogni parte.
E’ il caso (abbastanza raro e forse unico) di chi è stato accontentato dal potente e a volte strampalato algoritmo pensato dai tecnici del Miur e immesso in ruolo nella prima provincia richiesta ma nella classe di concorso di livello più basso piuttosto che in quella di livello più alto, disponibile nella stessa provincia vedendosi così scavalcare da aspiranti con punteggio più basso e pochissima esperienza. E’ il caso della docente del sud che da una vita ha insegnato inglese nella provincia di residenza e per uno strano scherzo del destino finisce al nord a fare la maestra elementare con all’attivo pochi anzi pochissimi giorni di esperienza in quell’area.
E’ il caso di chi sta facendo una supplenza a tempo determinato su una classe di concorso ed è stato immesso in ruolo in un’altra, così da dover necessariamente posticipare il periodo di prova chissà dove, visto che la provincia assegnata è solo provvisoria. E’ il caso di chi ancora non ha capito che il posto sotto casa è provvisorio.
E’ il caso degli allievi che apprezzeranno tanto per quest’anno il docente che li accompagnerà in un progetto di potenziamento e al quale insegnante probabilmente dovranno dire bye bye a conclusione dell’a.s. non avendo alcuna garanzia che resterà il loro professore considerata la provvisorietà della prima provincia. Insomma casi di docenti pieni frecce ce ne sono tanti. Quel che è triste è pensare che gli arcieri sono sempre gli stessi.
A cominciare dal freddo e a volte bizzarro algoritmo che sarebbe stato più coerente fosse stato pensato da un governo tecnico e non politico. San Sebastiano, racconta la leggenda, dopo essere stato trafitto fu creduto morto e abbandonato sul luogo della sua esecuzione.
Santa Irene recuperò il corpo talmente distrutto dalle frecce da sembrare un istrice e si accorse che era vivo, lo curò e miracolosamente San Sebastiano guarì. Vero è che avere un posto fisso di questi tempi per tanti, tantissimi vuol dire la certezza di un futuro. E a questa certezza si spera seguiranno gratificazioni sul piano professionale.
Per questa ragione molti sopporteranno le frecce. Per fare tutto questo ci si è affidati ad un sistema di reclutamento tortuoso, oscuro, contorto, destinato a produrre iniquità. E’ proprio vero come diceva qualcuno che “qualsiasi sciocco può fare qualcosa di complesso; ci vuole un genio per fare qualcosa di semplice”.