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Organico speciale per le “scuole speciali”

Si dice spesso che la scuola è una missione e che l’insegnamento è una vocazione. Questa espressione ad alcuni fa antipatia e torcendo il naso, privilegiando una generica e a volte specifica “professionalità”.
Cosa dire al termine di una visita presso il centro “Biagio Pecorino” in provincia di Catania struttura specializzata di accoglienza ed assistenza per ragazzi disabili gravi? Girando per le diverse stanzette – a scuola si chiamano “classi” – si incontrano in ciascuna di esse quattro o cinque ragazzi dagli otto ai diciotto anni con gravissime patologie e disturbi fisici e psichici e presentano gravi difficoltà di comunicazione e di relazione al punto da non essere ritenuti “inseribili” nelle classi comuni. Per ciascuna “classe” c’è un docente di sostegno che esplica la sua funzione didattica senza il registro dei voti, senza la lavagna, ma con materiale didattico strutturato in risposta ai bisogni differenziati di ciascuno e nel rispetto dei ritmi e dei livelli di apprendimento, che spesso risultano molto ridotti.
La legge sul diritto allo studio riconosce a questi studenti “diversi” e non facilmente inseribili nei contesti di un gruppo classe ordinario l’esercizio del diritto all’istruzione e alla formazione, anche sotto forma di sviluppo della socializzazione e della interazione con gli altri.
Specifiche convenzioni sanciscono tale rapporto che al momento, essendo scadute attendono ulteriore rinnovo, ma che nessuno a livello ministeriale e scolastico si prende cura di rinnovare.
I ragazzi “speciali” vengono ospitati presso il centro specializzato solo per le ore antimeridiane e nel pomeriggio tornano a casa, dove incontrano la realtà non sempre serena di una famiglia che li accoglie e li accudisce.
I docenti di sostegno che vi operano, maestre con 25 e 30 anni di esperienza hanno fatto di tale servizio statale una missione di impegno morale e sociale.
Sempre dediti alle esigenze diversificate di ciascuno, attenti ai semplici gesti, sguardi, mutamenti di espressione, che rivelano sentimenti di gioia, di soddisfazione, di rifiuto, di fastidio, i docenti di sostegno si dedicano ai loro alunni con ammirevole dedizione.
Anche gli assistenti igienico personale e gli operatori dei servizi sociali, assistenziali e sanitari che operano nella struttura vivono ogni giorno il dramma e la sofferenza di questi ragazzi e delle loro famiglie.
“Anche questa è scuola!” E’ il volto di una scuola che non si vede, che non si conosce, una dolorosa realtà che la stessa società sembra voler nascondere e che sarebbe invece opportuno che fosse conosciuta da chi ha responsabilità di governo nella scuola.
Queste strutture erano una volta denominate “scuole speciali” con “classi differenziate” e dopo la legge 117 del 1974, con la quale gli alunni disabili furono reinseriti nel circuito sociale e scolastico, vennero accomunate al servizio scolastico ordinario, ed in esse oggi vengono adottati per la definizione dell’organico gli stessi parametri del rapporto ¼. (un docente ogni quattro alunni disabili)
Se per questi ragazzi fosse possibile l’inserimento nelle classi comuni, nel rispetto delle indicazioni della legge n. 104 secondo l’articolo 3, comma 3 si dovrebbe prevedere per ciascuno di essi un docente di sostegno ed un rapporto 1/1.
Solo perché si trovano in una struttura “speciale” e differenziata questi ragazzi sono ulteriormente penalizzati e non viene riconosciuta la specificità del bisogno. L’organico della scuola di Valverde (CT), alla quale appartengono i docenti che operano al centro per disabili “B. Pecorino”, gestito dall’Oda, rischiano di perdere il posto e di vedere vanificata la loro lodevole professionalità di pedagogia speciale e differenziata.
A tutti coloro che sentenziano in maniera indiscriminata sui tagli dei posti di sostegno farebbe bene una visita in queste strutture speciali ed al termine di una così forte esperienza la realtà esterna appare molto diversa e ridimensionata, guardando chi sta peggio e riflettendo sui drammi umani della società contemporanea.
Attraverso questa segnalazione giunga all’ufficio scolastico provinciale, alla Direzione regionale, al Ministero un accorato appello di richiesta di particolare attenzione circa il conteggio delle ore, delle cattedre e dell’organico, così da venire incontro alle esigenze di queste realtà “speciali” si chiede che venga applicato almeno il rapporto 1/2 e che sia garantita la continuità didattica dei docenti che svolgono tale “missione” con ammirevole dedizione.Questi, infatti, non sono posti da assegnare per scorrimento di graduatoria, occorrerebbe ben altro. L’amara considerazione che fra qualche anno i docenti “storici” della struttura andranno in pensione e che non si sia pensato ad un graduale processo di ricambio, costituisce un’ulteriore nube nera che scende sul già tormentato sentiero di dolore e di sofferenza in cui versano questi ragazzi, “bisognosi di particolari attenzioni”.
Giuseppe Adernò

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