Anche quest’anno sono i canali digitali a governare l’orientamento alla scelta di scuola superiore.
A partire dalle tante iniziative di giornali, associazioni di categoria, ordini professionali, le quali stanno consentendo a migliaia di ragazzi delle terze medie di incrociare esperti e testimoni.
Poi abbiamo, oltre alle scuole secondarie di primo grado, le stesse scuole superiori, con tante modalità di collegamento digitale, assieme alle reti locali di supporto e a tante altre iniziative.
Il tutto nella speranza di presentare da un lato il mondo di oggi, sul piano del cammino della conoscenza e delle opportunità lavorative (siamo nella società della conoscenza, quindi anche nell’economia della conoscenza), dall’altro di aiutare i ragazzi e le loro famiglie intorno ad una scelta che segnerà la vita personale e sociale.
Perchè resta sempre vero che si tratta, per questi ragazzi, della prima scelta importante della loro vita, che disegnerà il loro e nostro futuro.
Dunque una decisione che deve essere consapevole, ben pensata, presa sul serio, cose non facili o scontate.
Anzitutto, perché per qualsiasi idea di futuro, sogno nel cassetto, passione personale, attitudine psicologica e culturale; per qualsiasi prospettiva, cioè, resta centrale che è la formazione a giocare un ruolo prioritario, assieme alle mille relazioni, quella che può dare sapore e quindi valore aggiunto.
Nella nostra società, in altri termini, la conoscenza, le competenze, la passione e l’entusiasmo, la dedizione, la capacità di condivisione, la disponibilità ad imparare da tutti e per tutta la vita, sono gli ingredienti che possono confermare e far crescere la nostra speranza in un futuro possibile. Un futuro, cioè, che è davvero nelle mani di questi nostri ragazzi.
Per questi motivi, alcune delle domande che, di solito, rivolgo ai genitori riguardano la loro percezione del valore della conoscenza, della formazione, delle competenze che la scuola è chiamata a far maturare nei ragazzi sin da adolescenti. «Siete convinti, cioè, che la scuola è, con l’aiuto della famiglia e del contesto sociale, il cuore formativo fondamentale per i vostri figli?».
Un modo per condividere, per ragionare assieme, per fidarsi, per costruire scelte plausibili e cariche di futuro.
Qualcuno dirà, viste le polemiche di questi mesi, con pregiudiziali antiscientifiche a dir poco preoccupanti, che queste considerazioni sono troppo ottimistiche. Perché lo scetticismo sembra farla da padrone. Ma, mi permetto di ribattere, si tratta di frange minoritarie che ci sono sempre state. A tal punto che, prima o poi, sarà ciò che Freud ha chiamato “principio di realtà” a fare la differenza, anche ai fini della persuasione sulla realtà che stiamo vivendo.
Quello che posso sempre auspicare è comunque il dialogo, sia sugli aspetti generali, sia sullo specifico delle passioni e talenti, centrali quando si parla di orientamento, perché la scelta o l’opzione di scuola superiore sia la più in linea possibile con le attitudini e la preparazione di base di ciascun ragazzo.
Con un occhio non secondario a quella “occupabilità dei titoli di studio”, cioè alle reali prospettive occupazionali, fronte concreto della realizzazione di quei sogni e aspirazioni che gli stessi ragazzi tengono, giustamente, in primo piano. Una occupabilità in progress, considerando l’evoluzione dello stesso mondo del lavoro.
Il fatto che anche quest’anno le tradizionali vetrine, cioè i vecchi open day, siano sospese, credo dovrebbe indurre tutti a rivedere e ripensare le modalità tradizionali di orientamento.
E qui parlo direttamente ai presidi e ai docenti delle scuole medie.
Perchè il vero orientamento, cioè, dovrebbe superare definitivamente il vecchio pregiudizio, figlio di Leibniz, secondo il quale la cultura deve liberare dal lavoro, denigrando così il lavoro manuale, i laboratori, le officine, le botteghe artigiane, quelle che hanno reso l’Italia il secondo Paese manufatturiero d’Europa dopo la Germania.
L’orientamento, quindi, va costruito, giusto ripeterlo, sulla base delle attitudini e dei talenti. Perché gli errori fatti a 13-14 anni difficilmente potranno essere corretti. Ma ai ragazzi e ai genitori alcune cose, però, le possiamo dire da subito. Anzitutto, che i risultati scolastici delle scuole medie non possono sempre indicare con evidenza le capacità e l’intelligenza.
Perché non sempre i ragazzi hanno la fortuna di incontrare docenti capaci di entusiasmarli, facendo emergere cioè le passioni, quelle che sono fondamentali anche a sopportare e supportare la fatica dello studio, quindi una buona preparazione di base. In secondo luogo, dobbiamo sempre ricordare che le intelligenze sono diverse, e non è detto che le didattiche adottate riescano sempre o siano riuscite a cogliere l’interesse di tutti gli studenti, a mettere a frutto cioè i talenti comunque presenti.
Perché i talenti, pur diversi, ci sono in tutti, e tutti vanno rispettati ed accompagnati.
Se non lo fa la scuola, assieme alla famiglia, chi altri?
Pari dignità, perciò, tra le diverse forme di intelligenza, dunque tra tutti i ragazzi in quanto persone, e tra tutti gli indirizzi di studio, come tra tutte le occupazioni e professioni. Senza quelle divisioni radical chic che si continuano a registrare nei conversari e nei giudizi di presentazione di alcune scuole medie: i bravi ai licei, i meno bravi ai tecnici, e tutti gli altri ai professionali e ai cfp. A prescindere dai talenti e dalle attitudini. Snobismo smentito ogni giorno dai dati reali.
Come scegliere, e cosa scegliere, dunque? Un consiglio che mi sento di dare è questo: fare in modo che tutti gli studenti tocchino con mano, attraverso il materiale digitale offerto, la realtà di tutte le scuole superiori, senza badare ai pareri, se pregiudiziali, dei propri docenti, genitori, amici/che.
Di tutte le scuole, non di alcune. Toccare con mano, dunque. Ed una volta toccate con mano, rivedere e discutere assieme, studenti, genitori e docenti, le proprie impressioni. L’importante è non seguire la moda, il vento delle opinioni altrui, idee più o meno ballerine.
Pari dignità vuol dire che tutti gli indirizzi delle scuole superiori sono buoni.
La scelta scolastica, dunque, è una cosa seria. Lo stesso vale per le famiglie, le quali devono guardare alle effettive attitudini di un ragazzo, pensando comunque che tutti gli indirizzi superiori offrono delle buone opportunità.
Insomma, sono i ragazzi che devono convincersi della scelta, e non subire le aspirazioni, a volte, degli stessi genitori.
Perché ciò che conta è il loro futuro. Che cosa auguriamo ai nostri ragazzi?
Di trovare la propria strada nella vita, con l’aiuto della scuola, oltre che, ovviamente, della famiglia.
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