Laurearsi in Statistica o in Chimica garantisce un tasso di occupazione del 93% a cinque anni dal titolo di primo livello.
È un valore considerevole, addirittura superiore alle Facoltà che storicamente hanno sempre fornito una eccellente garanzia occupazionale come Ingegneria (92%) e l’area medico sanitari (90,2%).
Questi secondo il Miur, sono i dati dei profili che spopolano nelle offerte di lavoro globali, dati che però mostrano un gran paradosso di fondo: solo 4 studenti su dieci scelgono facoltà che offrono maggior possibilità di lavoro. Le facoltà di Matematica, fisica e chimica viaggiano infatti intorno al 6,3% un valore molto basso rispetto ad Economia ed Ingegneria che si attestano invece intorno al 28%.
Ma da cosa è dipeso questo scetticismo delle matricole nella scelta delle facoltà che danno maggiori garanzie occupazionali? Lo spiega Francesca Contardi, esperta di risorse umane in un articolo pubblicato su IlSole24Ore: “La scarsa popolarità di lauree scientifiche o settoriali può dipendere da un fattore «scontato»: si parla di studi considerati «troppo difficili» o astratti rispetto alla media, ignorando magari gli sbocchi occupazionali che ne derivano”.
Prosegue la Contardi: “la scarsa propensione a iscriversi dipende dal fatto che bisogna essere portati per le materie scientifiche ed essere disposti ad affrontare un percorso di studi che, almeno sulla carta, è più complesso e tecnico di altri”.
In altri casi, sono spesso convinzioni sbagliate la causa della scelta: “Nel caso di alcune discipline, come matematica, pesa la convinzione che l’unico sbocco dell’area scientifica sia la ricerca teorica. I dati dimostrano che non è proprio così”.
I ruoli ricoperti più di frequente dai laureati in matematica, infatti, sono professioni di estrazione informatica e finanziaria come ad esempio i data scientist, gli ingegnere dei Big Data, i machine learning specialist, o gli analisti degli investimenti e consulenti.
Un altro fattore importante di Plus di queste facoltà rispetto le altre è la maggiore possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato. Oltre il 50% dei laureati in discipline scientifiche, chimico –farmaceutico e statistico hanno un contratto a tempo indeterminato proprio per la scarsità dei profili disponibili sul mercato rispetto le reali esigenze, riuscendo cosi ad ottenere inoltre retribuzioni mediamente più alte della media nazionale, anche se purtroppo notevolmente più basse rispetto alcuni paesi Europei come la Germania.
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Un aspetto che sicuramente una neo matricola dovrebbe tenere conto è sicuramente la valutazione delle professioni maggiormente richieste nell’ambito del mercato, soprattutto con riferimento all’innovazione tecnologica portata dall’Industria 4.0 . Nell’Open day del Sud Italia sulle competenze digitali “200mila posti di lavoro nel digitale entro il 2020” organizzato in Calabria, nella città di Cetraro, dall’associazione “Italian Digital Revolution” è stata ribadito proprio il Gap tra domanda e offerta di competenze digitali per il futuro occupazionale del nostro Paese.
Sono necessarie sempre più competenze specifiche visto che sono ancora pochi gli specialisti Ict e i laureati nelle discipline scientifiche (14 individui su mille contro i 19 della media Ue).
Per Mauro Nicastri, responsabile competenze digitali dell’Agenzia per l’Italia Digitale, “le competenze digitali rappresentano la vera sfida per la modernizzazione del Paese. Lo dimostrano – spiega in un articolo del Corriere delle Comunicazioni – diverse ricerche effettuate dalle agenzie per il lavoro che hanno rilevato come in Italia oltre il 25% delle posizioni attualmente aperte resta vacante e, contestualmente, il numero di iscritti alle facoltà di Informatica e Ingegneria Informatica non sta aumentando proporzionalmente la domanda”.
È evidente che al momento l’unica strada percorribile per colmare questo gap è quella della formazione e dell’aggiornamento per le professioni già attive, ma Scuola ed Università possono fungere da guida nella scelta degli studi dei ragazzi tenendo conto di tutti questi aspetti.
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