Le Linee guida nazionali per l’orientamento permanente dirette alle scuole di ogni ordine e grado affermano che l’orientamento non va considerato soltanto come lo strumento adatto a gestire il passaggio tra scuola, formazione e lavoro, bensì come un valore permanente di ogni individuo perché finalizzato ad agevolare i processi di scelta e di decisione.
In questa ottica olistica l’orientamento favorisce l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. In tale prospettiva e in questi mesi, con l’avvicinarsi del termine ultimo delle iscrizioni, le scuole hanno rafforzato le attività di orientamento per sostenere gli studenti nell’elaborazione di progetti formativi, professionali e di vita adeguati alle capacità, alle abilità e alle competenze individuali.
D’altro canto le attività di orientamento costituiscono uno degli indicatori del RAV (Rapporto di autovalutazione) delle scuole come rilevatore della rendicontazione sociale e come promotore di azioni di miglioramento.
Bisognerebbe focalizzare l’attenzione, a nostro avviso, sulle le modalità con cui vengono organizzate le attività di orientamento da parte delle istituzioni scolastiche.
Identità, autonomia di pensiero, capacità decisionale, consapevolezza delle proprie abilità e dei propri limiti, costituiscono le competenze trasversali su cui la scuola dovrebbe incidere per poter innescare un processo di accompagnamento, di professionalizzazione e di costruzione di un progetto di vita.
Si dovrebbe, in pratica, partire dal bilancio delle competenze individuali, inteso come valutazione critica, tenendo conto degli aspetti positivi e negativi di ciascuno, dei valori pregressi, degli interessi reali, delle capacità e delle conoscenze, nonché delle competenze. Mancano, a nostro avviso, delle indicazioni pratiche per le scuole per costruire un produttivo cammino di orientamento basato su un percorso che parta dal bilancio delle competenze e si snodi in un progetto di vita, attraverso un’ analisi sistematica delle caratteristiche personali.
Questo percorso non può essere lasciato ancora una volta alla buona volontà dei docenti, perché spesso si traduce in azioni vuote di significato che vedono gruppi di alunni migrare dalle scuole superiori di primo grado a quelle di secondo grado o alle università per assistere a lezioni fittizie che poco accrescono la capacità decisionale essendo proiettate verso la scelta e non verso la consapevolezza delle proprie attitudini.
Il percorso di orientamento andrebbe condotto da psicologi e professionisti del settore che, con professionalità e competenza, e attraverso l’utilizzo di strumenti di indagine precisi dovrebbero mettere ogni alunno nelle condizioni di scoprire le proprie potenzialità. In fondo il compito cogente della scuola di oggi è proprio quello di far acquisire autostima, consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, aprendo una finestra sul mondo interiore di ogni alunno per scorgere la bellezza che è dentro ognuno e per consentire ad ognuno di realizzare un percorso di vita, più che professionale, adeguato alle proprie inclinazioni. La realizzazione di questo percorso di orientamento consentirebbe la realizzazione di una società formata da cittadini più sereni perché più soddisfatti del loro ruolo sociale e professionale.
Sandra Solco
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