A decidere la scelta della scuola superiore è il livello di istruzione familiare.
“Di fatto, oggi in Italia, nascere in una famiglia di laureati quasi assicura il privilegio ereditario di accedere alla formazione liceale, anche con un rendimento scolastico modesto. Specularmente, molti studenti di famiglie meno istruite non si iscrivono al liceo anche quando riescono bene a scuola. Sono in discussione quindi l’equità, l’efficienza e la stessa legittimità dei processi di selezione scolastica”: lo scrive Lavoce.info.
“L’orientamento scolastico che i professori di terza media consegnano alle famiglie dei loro alunni ha grosse responsabilità per questo stato di cose, come abbiamo verificato che, a parità di risultati scolastici e nei test Invalsi, gli insegnanti raccomandano meno spesso il liceo a chi viene da famiglie con più bassa istruzione”.
Non sono atteggiamenti discriminatori, ma si tratta di considerazioni sulle minori risorse culturali ed economiche del contesto familiare, cosicchè, precisa Lavoce.info, l’attitudine “protettiva”, anche se comprensibile, finisce però per inglobare di fatto nella raccomandazione criteri anti-meritocratici, che contribuiscono alla riproduzione delle disuguaglianze esistenti. Mentre l’orientamento scolastico potrebbe contribuire a contrastarle.
Attraverso una sperimentazione, curata dall’Istituto Carlo Cattaneo («Dispersione scolastica, equità sociale, orientamento», 2014), allorchè i ragazzi che vanno bene a scuola, ma provengono da famiglie poco istruite, sono stati incoraggiati a intraprender gli studi liceali, i genitori e figli delle famiglie meno istruite sono più dubbiosi sulle capacità di riuscita al liceo.
Nel Sud Italia- scrive sempre Lavoce.info– istituti tecnici e professionali non hanno alcun vantaggio competitivo sui licei (a differenza di quanto accade nelle regioni industriali del Centro-Nord), dunque il liceo è un’opzione sempre vantaggiosa per chi va bene a scuola. Si tratta di un messaggio particolarmente importante per le famiglie meno istruite: al termine delle scuole medie, sono molto più insicure sulla futura prosecuzione degli studi all’università e vedono gli indirizzi professionali come una scelta meno rischiosa, che pensano assicuri competenze direttamente spendibili subito dopo il diploma.
“In Italia si fatica a capire l’importanza dell’orientamento scolastico e le sue potenzialità nel ridurre le disuguaglianze. Gli insegnanti referenti dell’orientamento spesso non hanno alcuna formazione specifica per svolgere questo ruolo e neppure imparano sul campo, perché la funzione strumentale passa di mano da un anno all’altro. Si improvvisa quindi qualche attività informativa, si organizzano visite a istituti superiori e poi il consiglio di classe formula una raccomandazione. La questione della promozione delle pari opportunità è molto marginale nel percorso. Eppure, basterebbe solo un piccolo incoraggiamento”.
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